Abuso di soccorso in montagna? Si paga
«Nel 30% dei casi c’è imprudenza»

C’è chi si inerpica sui sentieri con le infradito, chi tenta scalate senza l’attrezzatura indispensabile, chi prova l’ascesa nonostante le avverse condizioni meteo.

Gli imprudenti che negli ultimi dodici mesi hanno chiamato il soccorso alpino non sono pochi: «Le segnalazioni per interventi non sanitari e quindi soggetti a ticket (persone soccorse che non hanno problemi sanitari, ndr) ammontano a 181 negli ultimi 12 mesi e di questi il 30% circa rientra nella casistica dell’imprudenza o negligenza», spiega a La Provincia di Sondrio Damiano Carrara, presidente del Soccorso alpino e speleologico lombardo, che grazie all’attività di resoconto sempre puntuale dei suoi uomini (poco meno di mille in tutta la regione sparsi nelle 4 delegazioni territoriali e in quella speleologica) ha davvero il polso della situazione.

Cosa succede in questi casi? Dopo la nuova legge regionale approvata da Regione Lombardia a marzo 2015 è stato introdotto un ticket anche per i soccorsi in montagna (senza conseguenze sanitarie), che può essere maggiorato del 30% nel caso di imprudenza da parte di chi chiama i soccorritori. La «multa», se così si può chiamare, non può superare i 780 euro. Non è possibile stabilire a quante persone è stata applicata la sanzione perché non esiste una banca dati regionale e ogni caso viene gestito dall’azienda socio sanitaria territoriale che si regola in base alle segnalazioni ricevute dal soccorso alpino. Durante i 12 mesi (giugno 2016-maggio 2017) di rilevazione delle caratteristiche degli interventi in funzione della legge regionale n.5 (quelli appunto che non hanno avuto un esito sanitario), nel 29,8% dei casi risultano attivati gli indicatori di imprudenza.

Quando si può parlare di imprudenza? Uno dei parametri è quello delle condizioni meteo avverse e quindi del pericolo valanghe (che deve essere superiore al grado 3). Poi ci sono le dotazioni tecniche e quelle di protezione (Artva, ramponi eccetera in funzione dell’ambiente), in assenza delle quali scatta la segnalazione. Infine l’abbigliamento e le calzature. «La rilevazione è supportata anche da una serie di dati che consentono di contestualizzare l’intervento rispetto all’attività svolta dalle persone soccorse, alla causa della chiamata, agli orari, all’ambiente e alle condizioni meteo e nivologiche», precisano dal Soccorso alpino.

© RIPRODUZIONE RISERVATA