Alma, la forza nella leggerezza dell’anima
Così la malattia si trasforma in poesia

Una mamma racconta il suo rapporto con il Parkinson e il percorso per affrontarlo senza vergogna.

Pesa di più un chilo di piombo o un chilo di piume? È sempre un chilo, ovviamente, dice la maestra ai bambini della scuola primaria. Ma nella vita, se volessimo lasciare da parte la logica e tradurre in poesia, non è così scontato che sia lo stesso. Meglio mettersi un paio di ali che agganciare un peso alle caviglie e lasciarsi trascinare giù. Ed è proprio così che ha fatto Alma Piku, che con la poesia cerca di combattere ogni giorno la malattia di Parkinson.

Alma non ha l’aspetto «tipico» dei malati di Parkinson, perché è ancora giovane e grazie alle terapie mantiene i disturbi sotto controllo: «La mia non è una vita facile. Spesso chi mi è vicino resta stupito dalla forza che dimostro, dalla mia capacità di reazione. Non ho mai voluto smettere di lavorare. Certo non mancano le brutte giornate, le angosce, le preoccupazioni. Quando entro nel reparto di neurologia so che quello è il giorno del Parkinson e osservando le persone in sala d’aspetto cerco di immaginare come potrei essere io alla loro età, intorno ai settant’anni, ma poi cerco di non farmi condizionare. Non voglio nascondermi né lamentarmi, perché in fondo è un ostacolo come tanti, ce ne sono di peggiori». Come scrive Alma in una delle sue poesie «il tempo che passa/ non si può seguire/ coi passi ma col cuore»

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