Amianto, il problema dello smaltimento
«Il vero nodo sono le discariche»

Smaltire l’amianto è un obiettivo importante, ma nella Bergamasca (e in tutta la Lombardia, ma il problema è comune in tutta Italia) si sta rivelando un’impresa titanica.

«Il vero problema dell’amianto sono le discariche. Pochissime, quasi complete, o in perenne attesa di autorizzazione all’apertura. Così, per gli enti e i privati che intendono avviare opere di bonifica, resta solo una strada: portare i resti in Germania, con costi elevatissimi, e spesso non sostenibili, come si può immaginare» commenta Bruno Pesenti, responsabile del Dipartimento prevenzione medica dell’Ats, Agenzia di tutela della salute, ex Asl di Bergamo.

«Specifichiamo subito che se parliamo di smaltimento di amianto ci stiamo riferendo all’eternit, cioè in matrice compatta. Quello volatile, pericolosissimo, e presente in svariate applicazioni, per esempio nelle componenti automobilistiche o o come isolante per i pannelli nelle palestre scolastiche, è stato oggetto di ampie operazioni di bonifica e smaltimento sin dagli anni Ottanta, e ora, scomparso dalle applicazioni più diffuse, è sostanzialmente ininfluente in termini di rischi ambientali e di salute pubblica. L’eternit, presente in edifici privati e pubblici, è costantemente tenuto sotto monitoraggio, sia da parte dell’Arpa, sia dall’Ats che ha un obbligo di censimento in un pubblico registro costantemente aggiornato, ma non obblighi di programmare smaltimenti o bonifiche» continua Pesenti.

I quantitativi attuali di amianto, secondo le cifre aggiornate dall'Ats di Bergamo ammontano a 263.500 metri cubi, e i dati, riferiti dalle notifiche acquisite dal 2007 a tutto il 30 aprile 2016 parlano di 12.132 strutture censite con la presenza di amianto in matrice compatta, ovvero il noto eternit. Ebbene, a fronte di questi numeri, le discariche attive in tutta la Lombardia per il materiale inerte una volta completata la bonifica sono in realtà due e mezza.

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