Bergamo, si cambia vita con la fase 2
Niente orari di punta e tutto scaglionato

Evitare assembramenti significa scaglionare gli ingressi e le uscite dai posti di lavoro. Si redistribuiranno i turni su un arco più lungo e così anche la scuola riorganizzerà orari e lezioni.

Mezzogiorno di una domenica qualunque, prima della tempesta. Stretti sulla Corsarola con lo sguardo verso la lama di luce di piazza Vecchia. Centinaia di persone a sfiorarsi nella calca. «Funicolare presa d’assalto, boom di turisti in Città Alta», titola «L’Eco» del lunedì. Scene che per un bel po’ saranno solo un ricordo. Dovranno essere un ricordo. E così anche i fiumi di studenti ogni mattina in via Angelo Mai, la movida estiva sul Sentierone, gli sbuffi in coda negli uffici pubblici, in posta, in banca.

Il piano sui tempi della città

Bergamo purtroppo sa cosa significa morire per il coronavirus. Nelle prossime settimane dovrà capire come vivere con il coronavirus. La chiamano fase 2. Bisogna aspettarsi la fase 3, la fase 4 e altre ancora. Perché per tornare alla nuova normalità - lo ammettono tutti, esperti e non - servirà ripartire un passo per volta. La bozza di un piano c’è. È stata studiata dagli assessori ognuno per le proprie competenze. Trasporti, scuola, cultura, personale, commercio, sport. E poi, oltre le deleghe, famiglie e giovani, i bambini, gli anziani.

Il documento è quasi pronto, mancano solo i dettagli che saranno scritti quando arriveranno più certezze dal governo. Al centro ci sono i tempi della città, che dovranno essere ripensati per evitare la concentrazione delle persone, in centro come nei quartieri. L’imperativo è eliminare gli orari di punta. Rispetto al passato le giornate dovranno iniziare prima e finire dopo, per distribuire i flussi di lavoratori e studenti. Ingressi scaglionati negli uffici, nelle scuole, nei negozi.

La giornata tipo sarà molto diversa, almeno fino all’arrivo del vaccino. Ad oggi è impossibile prevedere quando. Inevitabile la levataccia per chi si deve spostare in auto o con i mezzi pubblici. Perché una delle conseguenze più naturali di questa emergenza sarà la diffidenza nei confronti di bus e treni. Significa più traffico, all’alba, per raggiungere parcheggi pubblici e stazioni. L’obbligo di contingentare gli accessi ai mezzi finalmente farà respirare i pendolari, da sempre ammassati nelle carrozze, ma al caro prezzo di ore in più per raggiungere il posto di lavoro.

Gli ingressi scaglionati

Ridistribuire i turni delle attività produttive vuol dire prevedere l’inizio del lavoro tra le 6 e le 7 con ingressi dei lavoratori differenziati fino a tarda sera. Lo stesso vale per i servizi alla persona, come estetisti e parrucchieri, che dovranno ricevere solo su appuntamento.

Gli orari delle scuole

Uno dei capitoli più critici riguarda le scuole. Prevedibile l’ingresso in più ore, dalle 7,30 alle 10. Doppi turni di lezione. Metà studenti a casa davanti al pc e metà in classe di fronte ai prof. Dipende tutto dalle decisioni che verranno prese dal ministero. Lo stesso vale per elementari e medie, anche se in questo caso gli spostamenti sono (quasi) sempre limitati alla dimensione del quartiere. Nella grande fascia mattutina si collocano gli uffici, che con l’obbligo di smart working saranno toccati solo in minima parte dalla rivoluzione che attende le città. Oltre agli orari flessibili, ai negozi potrà venire in soccorso la tecnologia, con sensori conta-persone per verificare in tempo reale il rispetto della capienza massima e avvisare per tempo i clienti.

Anche l’amministrazione dovrà accelerare il processo di innovazione che, a causa dell’emergenza, ha avuto una scossa positiva. Il Comune, da sempre al centro della città, dovrà spostarsi di più nei quartieri. L’idea dei nuclei territoriali della Polizia locale, obiettivo di questo mandato e già impostata a fine 2019, potrà essere replicata non solo sul fronte della sicurezza. Servizi, raccolta di segnalazioni, anche un semplice punto d’ascolto per i tanti cittadini che non hanno un pc a casa e che non possono accedere ai tanti servizi on-line. Gli uffici invece riceveranno solo su appuntamento e sarà necessario spingere ancora di più sulle pratiche on-line.

Le ore del pomeriggio scandiranno i diversi turni di uscita da fabbriche, scuole e uffici. Distribuire il ritorno a casa di migliaia di persone evitando assembramenti sarà un’impresa difficile tanto quanto riorganizzare i tempi della mattina.

Grande incognita anche per bar e ristoranti. La base da cui ripartire sono le norme già applicate nella prima fase dell’emergenza. Troppo permissive nel momento della crescita esponenziale dei contagi, più adatte alla fase 2. Quindi apertura dalle 18 in poi, niente servizio al banco, distanza di sicurezza tra i tavoli, più spinta sui servizi a domicilio. E ancora più possibilità di aprire dehor all’aperto. Davvero complesso immaginare cosa succederà a luoghi come locali per concerti e discoteche. Il distanziamento sociale è il fine esattamente opposto all’aggregazione, quindi fino a quando non sarà trovato un vaccino lo svago dovrà subire forti limitazioni, che porteranno molti locali a dover ripensare la programmazione per resistere. La vita dei bergamaschi cambierà. E anche la città non sarà più la stessa. La speranza è che dalla fase 2 non si torni alla fase 1. Il rischio c’è. E nella genuina euforia della ripartenza non va sottovalutato.

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