Il premier Draghi in città - Foto e video
«Bergamo simbolo di dolore e riscatto»

Alle 11 esatte il presidente del Consiglio Mario Draghi è arrivato a Bergamo: ha scelto la nostra città per celebrare la prima Giornata nazionale delle vittime del Covid.

La data prescelta è quella del giorno in cui l’anno scorso una colonna di camion dell’esercito uscì dal cimitero bergamasco per portare le troppe bare in crematori di altre città e regioni.

Alle 11 esatte il premier è arrivato al Cimitero monumentale per deporre una corona di fiori davanti alla stele alle vittime su cui è incisa una poesia di Ernesto Olivero e dove anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha posto una corona di fiori lo scorso 28 giugno. Il premier si è fermato a leggere la poesia, ecco il testo: «Tu ci sei, sono convinto che tu ci sei accanto alle persone che muoiono sole, sole, con a volte incollato sul vetro della rianimazione il disegno di un nipote, un cuore, un bacetto, un saluto. Tu ci sei, vicino a ognuno di loro, tu ci sei, dalla loro parte mentre lottano, tu ci sei e raccogli l’ultimo respiro, la resa d’amore a te. Tu ci sei, muori con loro per portarli lassù dove con loro sarai in eterno, per sempre. Tu ci sei, amico di ogni amico che muore a Bergamo, in Lombardia, in ogni parte del nostro tormentato paese. Tu ci sei e sei tu che li consoli, che li abbracci, che tieni loro la mano, che trasformi in fiducia serena la loro paura. Tu ci sei perché non abbandoni nessuno, tu che sei stato abbandonato da tutti. Tu ci sei perché la tua paura, la tua sofferenza, l’ingiustizia della tua morte le hai offerte per ciascuno di noi. Tu ci sei e sei il respiro di quanti in questi giorni non hanno più respiro. Tu ci sei, sei lì, per farli respirare, per sempre. Sembra una speranza, ma è più di una speranza: è la certezza del tuo amore senza limiti».

Un minuto di silenzio e di raccoglimento per il premier che poi alle 11.13 si è spostato al parco della Trucca per l’inaugurazione del Bosco della Memoria, dove ha piantato un Tiglio donato dal Comune di Biccari, nel Foggiano.

Alla Trucca un ristrettissimo numero di persone, fra di loro il sindaco Giorgio Gori, il vescovo Francesco Beschi, il presidente della Provincia Gianfranco Gafforelli, il prefetto Enrico Ricci, il direttore generale dell’Ats Bergamo Massimo Giupponi, la direttrice dell’ospedale Giovanni XXIII, un’infermiera e un medico di base, il governatore della Lombardia Attilio Fontana, i sindaci di Nembro e Alzano. «Grazie di essere qui a Bergamo a ricordare le vittime di Bergamo» ha detto Gori prendendo la parola. Prima del sindaco le note della tromba di Paolo Fresu.

«Avremmo voluto che questo prato oggi fosse pieno di persone. Avevamo sognato che questa giornata segnasse la fine della lunga e dolorosa pagina della pandemia. Non ci siamo ancora, però. Manca poco ma non ci siamo ancora. Anzi, nelle ultime settimane i contagi sono tornati a salire e sono state decise nuove restrizioni - ha detto il sindaco Gori nel suo discorso -. Signor Presidente del Consiglio, grazie per aver scelto di essere a Bergamo nel giorno che il Parlamento ha intitolato alla memoria delle vittime dell’epidemia di Covid-19. Grazie per aver voluto partecipare alla commemorazione dei nostri morti. 670, circa, nella sola città di Bergamo; 6mila, circa, in tutta la provincia. Numeri, ma ognuno di loro è una storia spezzata, affetti spazzati via, lo strazio di chi ha voluto loro bene. Non c’è bergamasco che non abbia dovuto dire addio a qualcuno cui voleva bene. Dobbiamo dire “circa” perché non sappiamo, con maggiore precisione, quante siano state le vittime bergamasche del Coronavirus».

Il sindaco ha proseguito: «La metà dei nostri morti non figura nelle statistiche ufficiali riguardanti la pandemia. Migliaia di nostri concittadini, centinaia in città, sono deceduti con i sintomi del Covid, ma senza una diagnosi. Sono morti nelle loro abitazioni, o nelle case di riposo, senza che fosse possibile fare loro un tampone, perché a marzo del 2020 i tamponi erano pochi e bastavano appena per i casi più gravi, per chi veniva ricoverato in ospedale. Non avremmo quindi potuto compilare un memoriale esaustivo, incidere su una grande lapide tutti i nomi delle persone amate – padri, madri, nonni, fratelli, amici, colleghi – che il Covid ci ha portato via. Avremmo sicuramente dimenticato qualcuno. Abbiamo scartato anche l’idea di un monumento, di una statua, di un’installazione artistica. Abbiamo deciso di onorare la memoria delle vittime dell’epidemia con un’opera viva, con un monumento che respira, realizzando un Bosco di alberi e arbusti insieme all’Associazione dei Comuni virtuosi. Le piante che vediamo oggi sono cento, ma alla fine saranno 850. E qui prevediamo che si svolgano incontri dedicati ai bambini e alle famiglie, laboratori, lezioni di educazione ambientale per le classi delle scuole».

E ha concluso: «Ma Bergamo vuole essere anche la città simbolo della rinascita. Il Bosco che oggi inauguriamo è un messaggio di positività e di speranza che da Bergamo rivolgiamo a tutto il nostro Paese, ancora impegnato nella lotta contro il Covid e alle prese con le vaccinazioni cui affidiamo l’aspettativa di veder finalmente conclusa questa terribile prova. La tenacia e l’operosità della gente bergamasca, tradotte in mille gesti di solidarietà nei momenti più tragici della pandemia, la scorsa primavera, definiscono lo spirito con cui vogliamo ripartire e contribuire a determinare il futuro nella nostra comunità e del nostro Paese».

«Vorrei che tutti voi mi sentiste vicini - ha detto il premier Draghi, nella tristezza e nella speranza. Cari bergamaschi, avete vissuto giorni terribili, sono tante le immagini di questa tragedia ma una è indelebile: la colonna di carri militari carichi di bare» ha aggiunto. «Questo luogo è un simbolo del dolore di un’intera nazione. È anche il luogo di un impegno solenne che oggi prendiamo. Siamo qui per promettere ai nostri anziani che non accadrà più che le persone fragili non vengano adeguatamente assistite e protette. Solo così rispetteremo la dignità di coloro che ci hanno lasciato».

E ha continuato: «Questo luogo è un simbolo del dolore di un’intera nazione. È anche il luogo di un impegno solenne che oggi prendiamo. Siamo qui per promettere ai nostri anziani che non accadrà più che le persone fragili non vengano adeguatamente assistite e protette. Solo così rispetteremo la dignità di coloro che ci hanno lasciato».

«Ricordare ci aiuta a fare buone scelte per la tutela della salute pubblica e per la salvaguardia del lavoro dei cittadini. Ricordare i tanti e magnifici esempi di «operatori del bene» espressi nell’emergenza da questa terra ci dà la misura della sua capacità, del suo sacrificio», ha detto il premier Mario Draghi a Bergamo. «Vorrei ricordare gli operatori dell’ospedale Papa Giovanni XXIII. In questi mesi hanno dato un contributo straordinario di professionalità e di dedizione, spesso pagato con la vita. Vorrei ricordare il miracolo - e non si può definire diversamente - dell’ospedale da campo della Fiera di Bergamo. Allestito in pochi giorni dagli Alpini, dalla Protezione Civile e dagli artigiani volontari. E sostenuto dalla grande generosità dei cittadini bergamaschi».

Il premier Draghi ha concluso con un commento sui vaccini e sulla priorità di vaccinare: «Il governo - e lo sapete bene - è impegnato a fare il maggior numero di vaccinazioni nel più breve tempo possibile. Questa è la nostra priorità. La sospensione del vaccino AstraZeneca, attuata lunedì con molti altri Paesi europei, è stata una decisione temporanea e precauzionale. Nella giornata, l’Agenzia Europea dei Medicinali darà il suo parere definitivo sulla vicenda. Qualunque sia la sua decisione, la campagna vaccinale proseguirà con la stessa intensità, con gli stessi obiettivi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA