Bocia, annullato l’obbligo di firma
Resta il divieto di entrare allo stadio

La Cassazione ha annullato l’obbligo di firma contenuto nel Daspo emesso a settembre nei confronti del leader della Curva Nord, Claudio «Bocia» Galimberti.

Era il provvedimento che il capo ultrà aveva rimediato per il famoso episodio della porchetta, quando - il 12 aprile 2015, Atalanta-Sassuolo - s’era presentato ai tornelli brandendo una testa di maialino arrostito e urlando «Datela alla questura».

Una sfida alle forze dell’ordine improvvisata in seguito a quella che viveva come un’ingiustizia: Galimberti, infatti, scaduta la diffida di 5 anni per Atalanta-Catania del settembre 2009, contava di poter ritornare in curva, dalla quale mancava da 19 anni. Invece, il suo tentativo di acquistare il biglietto s’era rivelato vano perché il suo nome continuava a rimanere nella black-list per via della sentenza di condanna relativa agli scontri di Pordenone del 2004, tra l’altro finita in prescrizione.

L’effetto immediato della decisione della Cassazione è che Galimberti non sarà più obbligato ad andare a firmare ogniqualvolta gioca l’Atalanta. Allo stadio, per il momento non potrà comunque mettere piede, visto che la parte «amministrativa» della diffida resta in vigore. E visto pure che nei suoi confronti ci sono le restrizioni previste dalla sorveglianza speciale cui è stato recentemente sottoposto.

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