Bomba carta nel derby Juve-Toro
Due anni e otto mesi per l’ultrà

Due anni e otto mesi di carcere è la condanna inflitta a Giorgio Saurgnani, il promotore finanziario 28enne di Romano, e tifoso della Juventus, processato a Torino per il lancio della bomba carta allo Stadio Olimpico durante il derby della Mole del 26 aprile 2015 che provocò undici feriti.

Il pm aveva chiesto 7 anni e 6 mesi e una multa di 20 mila euro. A Saurgnani, che non fa parte di gruppi organizzati, è stato imposto il divieto di accesso per tre anni negli stadio italiani e stranieri. Inoltre, ogni volta che gioca la Juventus, trenta minuti dopo l’inizio della partita dovrà presentarsi dai carabinieri.

Lo scorso marzo Saurgnani, difeso dall’avocato Gianluca Quadri, era comparso in aula dove era stato mostrato il filmato del lancio della bomba: «Nei video non si vede da dove proviene la bomba carta e nemmeno che il mio assistito sia coinvolto nel lancio», aveva sottolineato l’avvocato Quadri. A processo sono stati sentiti anche i primi tre testimoni chiamati dal sostituto procuratore Andrea Padalino. Vale a dire un funzionario della digos della questura torinese, una persona ferita nel lancio della bomba carta e la persona che ricevette un messaggio via WhatsApp con scritto «Adesso boom» pochi minuti prima dello scoppio dell’ordigno allo stadio, il 26 aprile 2015. Il giorno successivo Saurgnani inviò inoltre nella stessa chat un messaggio vocale, dicendo: «Il mio consiglio è stato: mi raccomando la prima non deve essere una torcia che crea scompiglio, ma una bomba carta». In merito a questa contestazione, però, il ventinovenne si era detto del tutto estraneo: «Nega assolutamente di essere stato in possesso o di aver lanciato la bomba carta – spiega il difensore – e questa è la nostra linea difensiva. Quei messaggi erano solo le fantasie di un mitomane sportivo: nulla a che vedere con l’effettivo lancio dell’ordigno allo stadio».

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