Bombe di ghiaccio: raccolta fieno azzerata
Vigneti di Scanzo: il 20-30% danneggiati

Milioni di euro di danni nelle campagne con serre, frutteti e terreni seppelliti sotto una coltre di ghiaccio, ortaggi, prati e pascoli distrutti.

È quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti nazionale sull’ultima ondata di maltempo, con chicchi di grandine grossi come noci, che ha colpito l’Italia a macchia di leopardo, dalla Lombardia al Veneto fino in Puglia con il lavoro di un anno perso in una manciata di minuti di furia del meteo, in una maledetta primavera che ha fatto perdere lungo la Penisola più un frutto su tre con il crollo dei raccolti, dalle pesche alle nettarine fino alle albicocche, ed un rincaro dei prezzi al consumo.

Prati e pascoli triturati, frutta distrutta, vigneti rovinati. È il primo bilancio, che emerge dal monitoraggio dei tecnici Coldiretti Bergamo, dopo l’ondata di maltempo che si è abbattuta nelle scorse ore sulla provincia di Bergamo.

Il bombardamento di ghiaccio ha sferzato la Valle Seriana, in particolare nella parte iniziale. Tra i paesi più colpiti ci sono Nembro, Gazzaniga, Albino, Alzano Lombardo, già messi a dura prova dalla tragedia del coronavirus. Chicchi di grandine grossi come noci sono caduti senza sosta per oltre mezz’ora, a partire dalle ore 17,30 circa, triturando prati e pascoli. La grandine era talmente fitta e abbondante che sembrava fosse nevicato. La fienagione risulta compromessa.

Il maltempo - continua Coldiretti Bergamo - ha colpito anche la Valle Imagna: a Sant’Omobono Terme la sassaiola di grandine ha distrutto il 90% della produzione del frutteto dell’Azienda Agricola Sant’Anna. «Un vero e proprio disastro - spiega il titolare Matteo Locatelli -: sono bastati 15 minuti di vento forte e grandine per perdere il raccolto di pesche, albicocche, pere e soprattutto di ciliegie, le più danneggiate. Ora devo cercare di salvare quello che si può facendo succhi, confetture, frutta candita e mostarda. Voglio provare anche a fare la frutta denocciolata da essiccare e da usare in pasticceria».

A Rota Imagna la grandine e il forte vento si sono abbattuti con violenza sull’azienda di Giovanni Locatelli, causando danni del 70-80 % sulle orticole in campo e sulle mele, le pesche e le prugne presenti nel frutteto e sulla vigna. Anche i vigneti della zona di Scanzorosciate sono stati «feriti» dalla grandine, la stima dei danni è di circa il 20-30%.

Sempre in Lombardia, nel Lecchese, chicchi di grandine grossi come palle da tennis hanno distrutto serre, coltivazioni di ortaggi e piccoli frutti, mentre in provincia di Como la tempesta ha scoperchiato le tettoie di diverse strutture agricole e allettato le coltivazioni di loietto

Stesso scenario di devastazione nel Veneto, in provincia di Belluno, dove chicchi di ghiaccio grossi come noci si sono abbattuti su ortaggi, vigneti e campi coltivati a mais, orzo e soia nei comuni di Sedico, Santa Giustina, Cesio, Pedavena. La Coldiretti nazionale ha chiesto l’attivazione dello stato di calamità naturale con gli ultimi nubifragi e grandinate hanno dato il colpo di grazia alle ciliegie in Puglia dove si realizza il 40% del raccolto nazionale con l’ondata di maltempo che ha danneggiato anche le perle rosse della varietà ‘Ferrovia’, dopo aver falcidiato fino al 90% il raccolto delle primizie Bigarreau e Georgia.

Siamo di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che - continua la Coldiretti nazionale - si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.

A livello nazionale si stima una produzione di pesche e nettarine ridotta del 28% per un raccolto di quasi 820mila tonnellate che colloca l’Italia in Europa dopo la Spagna mentre il Belpaese - sottolinea la Coldiretti - resta primo produttore di albicocche con 136mila tonnellate, un quantitativo che è però più che dimezzato rispetto allo scorso anno (-56%). Il rischio - precisa la Coldiretti - è che una ridotta disponibilità di frutta nazionale provochi un deciso aumento delle importazioni dall’estero da spacciare come Made in Italy ma anche un rialzo dei prezzi al consumo come dimostra l’aumento del 7,8% registrato dall’Istat a maggio.

Di fronte al pericolo dell’inganno la Coldiretti consiglia di verificare su cartellini ed etichette obbligatori per legge l’origine nazionale, di preferire le produzioni locali che non essendo soggette a lunghi tempi di trasporto garantiscono maggiore freschezza, privilegiare gli acquisti diretti dagli agricoltori, nei mercati di campagna amica e nei punti vendita specializzati anche della grande distribuzione dove è più facile individuare l’origine e la genuinità dei prodotti.

L’Italia - riferisce la Coldiretti - è il primo produttore Ue dalle mele e pere fresche, dalle ciliegie alle uve da tavola, dai kiwi alle nocciole fino alle castagne mentre la Penisola risulta il secondo produttore dell’Unione Europea di pesche, nettarine, meloni, limoni, arance, clementine, fragole (coltivate in serra), mandorle e castagne.

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