Camilla e Tino, 35 anni in piazza Pontida
Ma ora il Bar Haiti passa di mano

Il nome «Bar Haiti» dice poco, ma basta dire «il bar del Tino» e tutti sanno di cosa si sta parlando. Dopo 35 anni il piccolo locale affacciato su piazza Pontida passa di mano. Camilla Acquaroli e sua figlia Simona lo hanno venduto a Cristiano Lorenzi e Massimo Morese, già con esperienza nel settore.

Il giorno dei saluti è stato il 12 gennaio, e la nuova gestione manterrà il personale e il nome del bar che è storico per Bergamo, aperto nel 1948: «Tino ed io siamo arrivati il primo giorno di primavera del 1983, poco dopo hanno aperto il Burghy e una gelateria – racconta Camilla -. Abbiamo visto il centro cittadino trasformarsi; abbiamo conosciuto un pezzo di Bergamo bellissima, vissuto le emozioni della città dietro a questo bancone».

Perché questo bar è da sempre una tappa obbligata dei negozianti della zona, i tanti professionisti che in centro hanno i loro uffici. «Piazza Pontida prima era una zona di piccole attività: c’era il panettiere, il pollivendolo, il fruttivendolo. Poi sono arrivati i negozi di abbigliamento, è cambiato il modo di vivere la piazza. La gente, quando siamo arrivati noi, faceva la sua passeggiata avanti e indietro per via XX Settembre, da Brigatti si fermava. Ora la piazza è vitale e piena di gente: tanti i giovani che colorano questa zona».

E Camilla Acquaroli ha tanti ricordi: «Le Adunate degli Alpini sono state magiche e non ho mai visto Bergamo così gioiosa. E poi quanti attori venivano a bersi un caffè dal Tino durante le tournée al Donizetti». Poi una cliente speciale: «Una signora di una famiglia importante di Bergamo: si faceva accompagnare dall’autista e veniva a bere il caffè da noi. Quando l’età non le permetteva di scendere dalla macchina, glielo portavo direttamente in auto. Una signora dai modi eleganti e dal fare gentile». Poi Camilla ricorda quel portafogli «che scottava»: «Un signore lo dimenticò, noi non lo aprimmo neppure: lo mettemmo in un cassetto del bancone, pensando che il proprietario sarebbe arrivato a riprenderselo nelle ore successive». E l’uomo arrivò velocemente: «Quando glielo consegnammo non smetteva di ringraziarci: all’interno c’erano tre milioni di vecchie lire».

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Tre anni fa Ernesto Acquaroli è venuto a mancare e ora Camilla lascia il bar: «Perché 35 anni sono tanti e ho bisogno di fare altro, così anche mia figlia Simona. Questo lavoro ti assorbe completamente, ma ti dona anche tanta gioia, perché stare in mezzo alla gente è la ricchezza più bella. Dalle persone comuni, la gente del quartiere, i negozianti, ho imparato molto. Sono stati la mia seconda famiglia». Un via vai di volti, di emozioni in quel piccolo bar dove in tanti si fermano anche solo per un caffè, per un «saluto alla Camilla», per lasciare le chiavi di case, un sacchetto della spesa da ritirare più tardi. Una famiglia, quella di Camilla e Tino, che non è mai stata lasciata sola, soprattutto quando, vent’anni fa il figlio Edoardo è morto in un incidente stradale. «Questo bar era la nostra casa: quando Simona ed Edo erano piccoli stavano sotto i portici di piazza Pontida a giocare con la bicicletta e gli schettini» ricorda Camilla. Anche i figli hanno lavorato nel bar insieme a Tino, sempre davanti alla macchina del caffè: «Anzi no, solo il Tino aveva il “potere” della macchina, la curava con attenzione, era di sua totale gestione. Lo prendevamo in giro perché di lui i clienti vedevano solo le spalle dato lo sguardo rivolto solo al caffè». Tanti i commercianti e i negozianti che in questi giorni sono andati a salutare Simona e Camilla: «Un grazie va a chi ha lavorato con noi e a chi, in 35 anni, è entrato almeno una volta nel nostro bar. Ci rivedremo, sempre qui, ma la prossima volta davanti al bancone, per un caffè».

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