Cinese, bioingegnere e generale
È lei la speranza contro il Covid 19

Wei Chen guida un team che sta già testando un vaccino, ma prima di dicembre non sarà pronto. Da gennaio sta lavorando senza sosta. È nota come la pioniera nella lotta all’Ebola, era in prima linea in Africa

Un segno di speranza, in tema di vaccini contro questo virus Sars Cov-2, arriva proprio dalla Cina. Nello stesso luogo in cui ha preso il via questa incredibile pandemia globale, Wuhan, potrebbe essere iniziata la controffensiva umana.

Lo scrive Asia Times, pubblicazione di taglio economico con base a Hong Kong, che racconta l’Est in maniera molto dettagliata a un pubblico di operatori occidentali: «La Cina nutre speranze sul vaccino in fase sperimentale contro l’epidemia di Covid-19» è il titolo: «Un team guidato dalla donna bioingegnere esperto Wei Chen», che è anche generale dell’Esercito popolare, da gennaio lavora senza sosta per sviluppare un candidato, ha scritto qualche giorno fa Dave Makichuk in un articolo ben documentato. Di questo «vaccino di Wuhan» ha parlato anche la cubana Radio Habana.

Social media

Il lavoro di ricerca si basa su una tecnologia che è stata applicata con successo per sviluppare il vaccino contro l’infezione da virus Ebola. «Il primo test clinico del nuovo vaccino contro il coronavirus in Cina è iniziato, e le foto e i video dei volontari che prendono parte al progetto hanno cominciato a circolare sui social media nel fine settimana», scrive Asia Times.

Lo studio clinico è stato registrato due settimane fa dal Chinese Clinical Trial Registry. Questo candidato a essere il vaccino contro il Covid-19 è stato sviluppato congiuntamente dall’Istituto di Biotecnologia, dall’Accademia delle Scienze mediche militari dell’Esercito di liberazione popolare e dalla CanSino Biologics Inc., società con sede a Tianjin, quotata appunto a Hong Kong.

«Il test – racconta Asia Times - è stato condotto su 108 adulti sani dai 18 ai 60 anni in due strutture mediche proprio nell’ex epicentro del virus, in Hubei, la provincia di Wuhan. Dovrebbe essere completato entro il 31 dicembre». Il preparato «contiene solo un frammento dell’agente patogeno per stimolare una risposta immunitaria protettiva».

Il 28 gennaio il siero ha ottenuto il certificato di registrazione tra i dispositivi medici autorizzati in Cina, attraverso una approvazione di emergenza rilasciata dall’ente che controlla la produzione di farmaci. Il 3 marzo la stessa Wei Chen si è fatta iniettare la prima dose nel braccio sinistro, assieme alla sua equipe. Un gruppo che appena era partito il focolaio del contagio del coronavirus si era immediatamente trasferito a Wuhan. Chen e il suo team di ricerca hanno lavorato per oltre un mese al Wuhan Institute of Virology. Siamo ancora all’inizio della sperimentazione sul virus, ma i risultati ottenuti sembrano dare i risultati incoraggianti.

Wei Chen, 54 anni, si è laureata in Chimica nel 1988 e nel ’92 si è arruolata nell’Esercito popolare di liberazione cinese, dove è diventata virologa all’Accademia di Scienze mediche militari. Ricopre il grado di generale. Non è molto conosciuta in Occidente, ma in Cina è nota come la pioniera nella lotta contro l’Ebola, che negli anni scorsi l’ha vista in prima linea in Africa.

Lo sforzo della autorità sanitarie internazionali e delle cause farmaceutiche – si tratta evidentemente anche di un enorme business, di dimensioni globali –, soprattutto dopo che il Sars Cov-2 ha attecchito negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, è straordinario. L’Organizzazione mondiale della Sanità conta oggi più di venti vaccini contro il coronavirus in fase di sviluppo, da Oxford a Seattle, da Cuba all’Australia.

Asia Times riporta anche gli sforzi di matrice americana: «Il 15 marzo gli scienziati del Kaiser Permanente Washington Health Research Institute hanno iniziato il primo studio sui vaccini negli Stati Uniti. Nel Regno Unito, i ricercatori dell’Università di Oxford inizieranno a testare il loro vaccino sugli animali questa settimana e sperano di iniziare i test sull’uomo entro aprile».

Lo sforzo ha un profilo importantissimo di collaborazione internazionale: organizzazioni pubbliche e private stanno scambiando informazioni e sequenze genetiche anche con strutture militari in merito a «due dozzine di potenziali vaccini»: «Le nostre organizzazioni stanno rapidamente ricercando e sperimentando», ha dichiarato il segretario dell’esercito americano Ryan McCarthy ai giornalisti durante un briefing del Pentagono.

Ma sembra, appunto, che sia in vantaggio questo team cinese, guidato dal generale Wei Chen, che ha avuto sotto mano precocemente decine di migliaia di casi da analizzare, e ha potuto utilizzare laboratori biochimici tra i più avanzati della Cina.

«Ne vale la pena»

«I risultati dei test sugli animali – scrive Asia Times - mostrano che questo candidato al vaccino può indurre una forte risposta immunitaria». Ren Chao, un volontario di Wuhan, ha pubblicato un video che lo mostra mentre gli viene iniettato il siero, sulla piattaforma cinese di condivisione video Douyin. «Ne vale la pena se questo mio gesto può aiutare le persone a non dover indossare le mascherine, e a rivedere il sorriso l’uno dell’altro», ha scritto nel suo post. «Certo, mi sento un po’ nervoso, ma mi fido degli scienziati».

Ci vorranno però più di sei mesi per vedere se i corpi di questi volontari e degli scienziati hanno generato un vero anticorpo efficace contro il virus Sars Cov-2 che sta mietendo morte in tutto il mondo.

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