Consegna del cibo a casa dei bisognosi
Progetto del Comune: 220 pasti al giorno

55mila euro per la consegna dei pasti a domicilio a anziani e persone fragili: così ha deliberato giovedì 28 aprile la Giunta del Comune di Bergamo su proposta dell’assessore alla Coesione Sociale Maria Carolina Marchesi per la realizzazione del progetto «Ol disnà» in convenzione con l’organizzazione di volontariato «Aiuto per l’Autonomia Onlus».

Il progetto consente la consegna di 220 pasti al giorno in tutta la città (eccezion fatta per Bergamo Alta, nella quale il servizio è garantito in collaborazione con la Cooperativa Città Alta) per un totale di 80.000 pasti all’anno. I volontari dell’Associazione contribuiscono così a sostenere l’autonomia di tante persone anziane, disabili e segnalate dai Servizi Sociali in città, realizzando anche un servizio di trasporto sociale in particolari situazioni. Il costo di un pasto completo (primo, secondo, contorno, frutta e pane) è di soli 4,50 euro; il progetto prevede però anche la consegna di 5.600 pasti gratuiti all’anno a una quindicina di persone in particolari situazioni di disagio economico.

Sei mezzi dell’associazione consegnano quotidianamente i pasti: sono quasi un centinaio i volontari coinvolti nell’iniziativa. Secondo i termini della convenzione, il Comune di Bergamo eroga un contributo di 30mila euro per coprire i maggiori costi a carico dell’organizzazione e costituisce un fondo di 25.000 euro per i pasti erogati gratuitamente alle persone in situazione di fragilità economica.

«Il progetto garantisce un servizio fondamentale - spiega Maria Carolina Marchesi, assessore alla Coesione Sociale del Comune di Bergamo - e le statistiche lo dimostrano. Agli 80mila pasti erogati in città si aggiungono i quasi duemila che la Cooperativa Città Alta distribuisce ogni anno nel quartiere di Bergamo Alta. In questo modo il progetto è in grado di garantire la consegna massima di 275 pasti al giorno grazie all’attività di soli volontari: in questo modo possiamo sostenere l’autonomia di tante persone anziane e fragili nella nostra città, consentendo loro di continuare a vivere nella propria casa ed evitando di dover seguire percorsi di cosiddetta “istituzionalizzazione” all’interno di strutture di assistenza specializzate».

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