Non si trova la borsa di Daniela
Il dolore della madre: era serena

Daniela Roveri potrebbe essere stata vittima di una rapina, perché sono spariti la sua borsetta e il suo cellulare. Ma gli uomini della Squadra Mobile di Bergamo, coordinati dal procuratore Walter Mapelli e dal pm Davide Palmieri, non escludono alcuna altra pista.

Gli inquirenti stanno scandagliando tutti gli aspetti della vita della donna di 48 anni trovata uccisa lunedì sera con una coltellata alla gola sul pianerottolo di casa a Bergamo, nel quartiere Colognola La polizia sta ascoltando anche persone che appartengono all’ambiente lavorativo della vittima, per capire se qualcuno nutrisse del rancore verso la donna, che era una dirigente di azienda. Allo stesso modo si stanno verificando le conoscenze della Roveri e ricostruendo, attraverso testimonianze, le sue ultime ore di vita. La vittima viveva con la madre e pare avesse una vita normale, tanto che la stessa madre ha spiegato che Daniela era serena e non aveva nemici.

Diplomata al liceo scientifico Lussana e laureata in Economia e Commercio all’Università di Bergamo, aveva iniziato a lavorare in una ditta di San Paolo d’Argon, dove in breve era arrivata a posizioni di grande responsabilità, sulle orme della madre che aveva ricoperto analoghi incarichi nella stessa ditta meccanica.

Rimasta orfana di padre da ragazzina, la sua famiglia è di origine emiliana. Si era trasferita a Bergamo con la famiglia da piccola ed era cresciuta in città. Era molto riservata sia nella vita privata che in quella professionale. Eppure la sua vita si è conclusa nel modo più tragico possibile, con un colpo alla gola nell’androne di casa, appena sotto il piano stradale, ma comunque visibile dall’esterno, luminoso.

Daniela era appena tornata dal lavoro: aveva parcheggiato l’auto nella piazzetta davanti a casa e poco dopo ha incontrato il suo assassino. La madre, preoccupata per non averla vista rincasare, l’ha chiamata al cellulare, che risultava però spento. È quindi scesa nell’androne e ha trovato il corpo senza vita della figlia davanti all’ascensore. All’appello manca una delle tre borse che aveva con sé, quella con gli oggetti personali. Accanto a lei, invece, le altre due: quella del lavoro e quella della palestra.

© RIPRODUZIONE RISERVATA