Digitale terrestre, cambia tutto (di nuovo)
Televisori italiani a rischio rottamazione

Nuova assegnazione di frequenze voluta dall’Europa, in Italia nei prossimi anni gli utenti potrebbero ritrovarsi costretti a cambiare televisore o ad acquistare un decoder.

Nell’ultimo decennio, con il passaggio dall’analogico al digitale terrestre, gli italiani erano stati costretti a cambiare i loro televisori o a dotarsi di decoder, e per il prossimo potrebbe scattare un (poco piacevole) «bis». Entro il 30 giugno del 2020 gli italiani potrebbero ritrovarsi di nuovo a cambiare tv o ad acquistare un decoder per continuare a vedere i programmi in seguito a nuove disposizioni europee. La novità è illustrata in due documenti parlamentari, delle Commissioni Telecomunicazioni di Senato e Camera, secondo i quali Rai, Mediaset, La7 e le altre emmittenti italiane dovranno modificare la tecnica di trasmissione del loro segnale.

In pratica dovranno adottare il digitale terrestre di seconda generazione (DVB-T2) ed eventualmente un software che comprime questo segnale. Di conseguenza, le famiglie non avranno scelta e acquisteranno un apparecchio tv o un decoder esterno anch’essi di seconda generazione, pena l’oscuramento dei canali. La proposta arriva dalla Commissione europea, che vuole mettere ordine sulla «banda 700» , occupata in Italia da 6 emittenti tv, mentre l’Europa l’ha destinata alle società di telecomunicazioni per i collegamenti Internet ultraveloci (4G e 5G) sui dispositivi mobili.

Possibili scappatoie? Mantenere il digitale terrestre di prima generazione (potenziando le emissioni) e adottare lo standard MPEG-4, come già stanno facendo in Francia. In attesa di valutare le strade percorribili sul piano tecnologico e su quello politico, l’Italia spera in un rinvio al 2022, scadenza stabilita dall’Europa inizialmente per il passaggio.

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