Edoomark: I ragazzi e la moda
del «dottor Google»

Intervista al direttore de «L’Eco» che da molti anni si interessa dei temi riguardanti la salute. «Anche in medicina, internet può essere utile solo se si hanno le chiavi giuste per capire».

Con una brutta parola la chiamano «sovra-informazione». Spiegata in maniera più banale è l’eccesso di informazioni che, se non comprese appieno, portano a conclusioni sbagliate. Un fenomeno assai comune soprattutto per quanto riguarda il campo della medicina.

Su questi temi, affrontati dai ragazzi del Mediacenter de «L’Eco di Bergamo», abbiamo chiesto un parere proprio al direttore de «L’Eco», Alberto Ceresoli, che da anni conduce su Bergamo Tv la rubrica «Fattore salute» e che ha fatto del rigore, della serietà, un tratto distintivo del proprio modo di comunicare i temi concernenti il benessere, la medicina, la sanità.

Direttore, nel campo della medicina e più in generale della salute, esiste davvero una «sovra-informazione» o al contrario ci si informa ancora troppo poco?

«Ahimè esiste davvero una sovra-informazione, anche se forse questo termine può considerarsi, a mio avviso, improprio. Diciamo che molti giornali e molti giornalisti parlano di salute, ma in verità non sono moltissimi quelli che fanno una corretta informazione. Troppo spesso c’è chi alimenta speranze nei malati anche quando si sta parlano solo di progetti del tutto sperimentali, che prima di essere tramutati in cure reali sui pazienti dovranno passare molti anni. E questa è davvero la cosa più pericolosa».

Il Web ha sostituito la vecchia enciclopedia medica anche nelle conseguenze: appena si legge di una malattia ci si convince di averla...

«Questo è assolutamente vero. Molto siti web danno informazioni corrette, ma scegliere il sito web giusto non è invece così semplice: ci vuole tempo, molto tempo, prima di capire se un sito è davvero affidabile oppure no. In generale, comunque, posso dire che è decisamente meglio rivolgersi soltanto al proprio medico di famiglia».

Qualche medico ha cominciato ad affiggere cartelli di questo tenore: «Coloro che si sono già diagnosticati da soliti tramite Google, ma desiderano un secondo parere, per cortesia controllino su Yahoo.com». Una provocazione comprensibile?

«Sì, anche perché davvero il medico viene spesso contraddetto dal paziente o deve cimentarsi in un surreale dibattito con il paziente che ha letto su Internet e pensa di sapere già tutto. Non ha alcun senso: solo il medico sa bene come leggere e come valutare i sintomi e gli esami che gli sottoponiamo. Ha una competenza fatta di studi, di pratica, di casistica, di comparazione, di esperienza che va ben oltre la descrizione di una malattia o di una cura».

Molti adolescenti cercano in rete notizie sul proprio benessere, soprattutto per quanto riguarda le sfere più intime. Quali sono i rischi?

«Torniamo al discorso di prima. È comprensibile che per pudore i giovani si rivolgano alla rete per capire di più su determinati aspetti, in particolare quelli della sfera intima. Il rischio, grossissimo, è che si finisca su qualche sito che sembra credibile, ma che in realtà potrebbe soltanto provocare danni serissimi. Insisto, il medico saprà consigliare anche i più giovani garantendo loro la massima riservatezza».

Internet e più in generale la comunicazione favorita dalle nuove tecnologie ha soltanto limiti e controindicazioni oppure è anche un’opportunità?

«Se si hanno le chiavi di lettura giuste, internet è una grande opportunità, anche perché ci permette di conoscere studi e ricerche di cui, forse, in altri tempi non avremmo nemmeno conosciuto l’esistenza. Ma per avere le chiavi giuste, bisogna studiare, studiare, studiare. E non solo sulla rete».

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