Europee, la mappa del voto in provincia
Marea «verde», Pd vince in soli 3 Comuni

In un’elaborazione di Twig, la mappa del voto delle Europee in provincia di Bergamo. Guarda come si sono distribuite le preferenze nei Comuni al voto.

Ci sono i primi dati definitivi sulle preferenze di voto espresse dai bergamaschi per le elezioni europee, ricordiamo invece che lo scrutinio per le Comunali inizierà alle 14 di lunedì 27 maggio. In città un primo dato in controtendenza rispetto all’andamento nazionale delle Europee: il Pd resiste come primo partito al 32,64%, affiancato dalla Lega al 32,41%. Segue Forza Italia all’8,45% che sorpassa il Movimento 5 Stelle è al 6,48%.

In provincia invece è la Lega Salvini premier a fare il botto: sfonda infatti il tetto del 50%, attestandosi sul 51,11%, mentre il Pd è il secondo partito con un 19,83% delle preferenze, Forza Italia si attesta sul 7,5% e il Movimento 5 Stelle è al 6,88%. Il 6.,3% in città ha scelto Fratelli d’Italia, il 5,15% +Europa, Italia in comune. Europa Verde ha totalizzato il 3,17%, la Sinistra il 3,17%. Possiamo dire che un bergamasco su due ha votato Lega a questa tornata elettorale per le Europee. Tutti i voti sono disponibili sul nostro portale web.

«La geografia elettorale della Provincia restituisce una fotografia coerente con il quadro nazionale, dove la Lega avanza nei Comuni più piccoli e trova maggiore fatica in quelli più grandi – spiega Aldo Cristadoro, ceo di Twig –. Il successo di Matteo Salvini (ma anche di Renzi nel 2014) va letto, infatti, in chiave della frattura fra centro e periferia. Il leader leghista è stato in grado di interpretare le paure e le preoccupazioni della provincia italiana. La proposta leghista non ha però convinto gli elettori delle grandi aree metropolitane, che vivono i processi globali e l’apertura internazionale come un’opportunità, ma risulta assolutamente efficace nel rispondere al senso di marginalità di importanti fette dell’elettorato che vivono nelle province dove le sfide del nuovo millennio sono percepite come una minaccia al proprio status».

Guarda la mappa del voto provinciale alle Europee. Nell’infografica iniziale viene evidenziato il partito che ha ottenuto la percentuale più alta. Basta cliccare sulle facce dei leader per consultare le percentuali ottenute nei Comuni da ogni singolo partito.

Puoi consultare tutti i risultati del voto europeo in Bergamasca sul nostro portale per le elezioni 2019.

Ricordiamo che lo spoglio dei risultati del voto alle Comunali inizierà alle 14 di lunedì 27 maggio e lo seguiremo in diretta web e su Bergamo Tv.

La Lega di Salvini quintuplica i voti passando dal 6,2% del 2014 al 34,3%. Un successo chiaro che ha una matrice territoriale molto evidente: Salvini raccoglie successi in tutto il Centro Nord dove è di gran lunga il primo partito, ma ottiene un buon risultato anche nel Centro Sud dove spesso è a ruota del Movimento 5 Stelle.

Movimento Cinque Stelle partito meridionalista

Il Movimento guidato da Di Maio si conferma a vocazione meridionale. Pur perdendo oltre 4 punti rispetto alle scorse Europee (dal 21,2% al 17,1%), resta primo partito in Molise (28,8), Campania (33,9), Basilicata (29,7), Puglia (26,3), Calabria (26,7) e Sicilia (31,2).

Il PD sposta il suo baricentro al Nord ma perde nelle “Regioni rosse”

Il PD orfano di Matteo Renzi perde oltre 18 punti attestandosi al 22,7% un risultato che lo porta ad essere il secondo partito italiano. Interessante notare come di fatto le cosiddette “Regioni rosse” non esistano più e il partito guidato da Nicola Zingaretti si mantenga egemone solo in Toscana. Buone performance anche nel Centro Nord dove si afferma come secondo partito in Piemonte (23,9), Liguria (24,9), Lombardia (23,1), Friuli-Venezia-Giulia (22,2) e Veneto (18,9).

Si rafforza la frattura tra Centro e periferia

È infine interessante notare come sia ormai sempre più forte la frattura fra centro e periferia con i Capoluoghi di provincia tendenzialmente più progressisti del resto della provincia.

Aldo Cristadoro – CEO Twig: «Il successo di Matteo Salvini (ma anche di Renzi nel 2014) va letto in questa chiave. Il leader leghista è stato in grado di interpretare le paure e le preoccupazioni della provincia italiana. La proposta leghista non è ha convinto gli elettori delle grandi aree metropolitane che vivono i processi globali e l’apertura internazionale come un’opportunità, ma risulta assolutamente efficace nel rispondere al senso di marginalità di importanti fette dell’elettorato che vivono nelle province, dove le sfide del nuovo millennio sono percepite come una minaccia al proprio status».

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