Fallimento Mercatone Uno
Cisl, all’orizzonte niente di certo

Nella vicenda della catena Mercatone Uno «si va avanti piano» e «all’orizzonte non c’è niente di certo». È quanto si legge in una nota della Cisl Bergamo che ricorda come intanto proseguano le azioni dell’Adiconsum a favore dei clienti.

La Cisl afferma che secondo quanto hanno comunicato ieri i tre commissari liquidatori al tavolo di crisi convocato al ministero dello Sviluppo economico per risolvere la situazione dell’azienda di arredamento a prezzi popolari che ha cessato le attività lo scorso maggio lasciando gli oltre 1.800 lavoratori occupati in dodici regioni italiane senza lavoro, «sembra che una decina di manifestazioni di interesse abbastanza concrete nei confronti della catena di Mercatone Uno ci siano state». C’è tempo fino a fine ottobre, ricorda la nota, per partecipare al bando per la vendita del gruppo mentre la cassa integrazione scade il 31 dicembre.

Al tavolo, i sindacati hanno chiesto la proroga degli ammortizzatori sociali in attesa che chi prenderà in mano la situazione presenti un piano industriale, parli di riorganizzazione futura e della riapertura dei negozi. “La salvaguardia occupazionale - sottolinea Terry Vavassori, segretaria provinciale di Fisascat Cisl, che segue la crisi dell’azienda - deve essere garantita certamente per i lavoratori di tutti i punti vendita, ma servono atti immediati, prima di tutto da parte del MISE. I risultati presentati ieri dai commissari non sono certo tali da permetterci particolari entusiasmi su possibili soluzioni positive». «Il problema è il tempo - continua Vavassori - che comporta lo scadere dei contratti d’affitto, oltre che il rischio di recesso anticipato di altri contratti di locazione, perché da troppo tempo inattivi».

Il sindacato sollecita dunque il Mise «a porsi in un ottica più sociale e non solo in quella di meri contabili tesi solo a gestire in modo standardizzato una crisi aziendale anomala e di questa portata». E ricorda che intanto, tramite Aiconsum, qualche decina di clienti ha presentato domanda di «insinuazione al passivo», ovvero la richiesta che il credito venga conteggiato nel passivo dell’azienda fallita, permettendo così più ampie possibilità di recupero.

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