Felix - Il Messico del narcotraffico
Il nuovo libro di don Ginami

«Una iniziativa nata come nascono i fiori più belli, quasi per caso». Questo è il nuovo libretto di don Ginami, che parla del Messico del narcotraffico, di criminalità, di convivenza dura. Della morte di Felix un poliziotto ucciso dai narcos.

«Un monsignore che lascia la sua tranquilla scrivania in Vaticano e va nel Messico del Narcotraffico e delle bande. Una donna che perde il marito, celebre poliziotto, in un conflitto a fuoco per strada, maledice e prega. Un obitorio dove non ci sono frigo sufficienti a contenere i morti ammazzati. Scorpioni velenosi che si avvicinano mentre dormi, scontri a fuoco, l’augurio scritto sul braccio in un carcere di massima sicurezza da un capo di un efferato gruppo di assassini, persino la presenza attiva del Papa. Sembra la sceneggiatura di una fiction, invece è la realtà raccontata, in presa diretta e con parole che sembrano vividi colori, in Felix». Lo scrive Stefano Maria Paci di Sky Tg24 nell’introduzione del nuovo libretto di don Luigi Ginami con Dulce María García Nava .

«E lo sguardo di Dulce María, che emerge in questo agile e densissimo libretto, è uno sguardo che sorprende, commuove, muove. Porta verso altre strade anche lo sguardo di chi legge, facendogli scoprire come pure nel dramma più devastante – un marito, Felix, amato tenerissimamente ma ucciso brutalmente in una città violentissima – ci può essere l’inevitabile dolore che lacera e pare strappare il cuore ma non la disperazione, non l’oscurità. Speranza è la sorprendente parola che percorre questo libretto, che percorre l’anima di Dulce María. Che percorre, come un filo d’oro che li lega e ne dà il senso, i racconti di don Gigi».

Ma come nasce questo libretto? «Una iniziativa nata come nascono i fiori più belli, quasi per caso. Come nascono gli alberi in luoghi impervi. Un minuscolo seme si deposita in posti reconditi, cresce nel silenzio, poi, come esemplificava Gesù per il regno dei Cieli, diventa un albero che dà riparo e consolazione a molti - continua ancora la prefazione -. Così ha iniziato don Gigi, un uomo con gli occhi da bambino, e che dei bambini ha il sorriso timido ma radioso. Un sorriso disarmante che scalda chi lo incontra, sia esso un orfano, una vittima, o un killer. Parlare non basta, aiutare le iniziative caritative con un conto corrente non basta, occorre che la fede diventi opera, ha pensato don Gigi. E ha iniziato ad andare sui posti che i primi amici gli indicavano, lì guardava, parlava, incontrava le persone del luogo, capiva di cosa si aveva bisogno. Poteva trattarsi di rifare il tetto di una scuola, o un pozzo d’acqua per il villaggio, o qualsiasi altra cosa. Un’opera che è cresciuta nel tempo, con il Monsignore Indiana Jones che ogni tanto lasciava la sua scrivania sotto il cupolone, riponeva gli abiti neri, si toglieva il colletto da prete, e andava in giro per il pianeta a vedere. Ancora una volta, la vita è nello sguardo, e don Gigi guardava, non si faceva raccontare. Guardava, parlava, abbracciava, piangeva. Lasciava che il suo cuore sanguinasse per le piaghe che incontrava, piangeva con chi era in pianto, gioiva per le piccole gioie di chi incontrava. Ora, le sue iniziative, quelle del gruppo Fondazione Santina, sono diffuse nel mondo, dal Messico di cui parla questo libro al Vietnam, dal Kenya all’Iraq a tante altre nazioni».

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