«Finalmente a casa, mi sento miracolato»
Emanuele, quattro mesi in ospedale

Emanuele Biella, 49enne di Sotto il Monte,vittima del Covid, per quattro mesi in ospedale, due in Terapia intensiva. «Mi sono svegliato col ricordo di un incubo: i genitori uccisi in una rapina. Ora tornerò a fare il carrozziere».

Emanuele Biella, 49 anni, di Sotto il Monte , dopo circa quattro mesi di ricoveri ospedalieri a Monza e Cantù (18 marzo -7 luglio), ieri mattina è ritornato finalmente a casa guarito dal Covid-19.

Tre mesi e mezzo al San Gerardo di Monza tra terapia intensiva e in reparto Covid, poi trasferito all’ospedale Sant’Antonio Abate di Cantù per un periodo di riabilitazione terminato martedì. «Il quadro clinico era molto grave - spiega la moglie Arianna Vavassori -. Oltre ai problemi respiratori, purtroppo il virus aveva compromesso altri organi vitali. Abbiamo passato giorni difficili, ma non abbiamo mai perso la fede e la speranza che il nostro Emanuele ritornasse tra noi guarito.

La mia famiglia, soprattutto in quei momenti anche tristi durante i quali la speranza vacillava, ha potuto contare sulla vicinanza dei nostri sacerdoti, monsignor Claudio Dolcini e don Leonardo Zenoni, che hanno chiesto alla comunità tanta preghiera per intercessione al nostro Santo Giovanni XXIII. Il sindaco Denni Chiappa e l’amministrazione comunale ha sempre chiesto informazioni su Emanuele e ha dato la sua disponibilità in caso di bisogno. Un grazie sincero e profondo va a tutta la comunità di Sotto il Monte. Un sentito ringraziamento al personale sanitario: medici, infermieri e specialisti delle due strutture ospedaliere, in particolare a quella dell’ospedale San Gerardo di Monza nel quale Emanuele è stato più di due mesi in terapia intensiva».

Ora finalmente Biella è tornato a casa (via Baroni Scotti), accolto con gioia dalla moglie Arianna e dai figli Luca e Andrea, il papà Marino, la mamma Maria e le sorelle Viviana e Monia, parenti e amici. Ieri mattina la casa della famiglia Biella era in festa. Gli amici di Emanuele, titolare di una storica carrozzeria che si trova a Carvico, hanno affisso anche degli striscioni con le scritte: «Bentornato ragazzo», «La vita ti porta in luoghi inaspettati, l’amore ti porta a casa». «Ho iniziato verso metà marzo con la febbre a sbalzi: da 35 a 39, poi scendeva e risaliva e il 18 ho deciso di allertare il 112 - racconta Emanuele -. Un’ambulanza mi ha portato al San Gerardo di Monza. Visto che peggioravo mi hanno messo nel reparto di terapia intensiva sedato, e dopo due mesi, il 17 maggio, mi sono svegliato in reparto con il ricordo di un incubo: i miei genitori erano stati uccisi durante una rapina. Solo quando li ho sentiti al telefono ho dimenticato l’incubo e da lì ho iniziato a rinascere e a recuperare grazie anche alla riabilitazione. Soprattutto, dopo tanto tempo, a sentire la voce di mia moglie, di figli e famigliari».

Emanuele aggiunge con voce emozionata: «Ho lottato con tutte le mie forze per poter riabbracciare i miei cari. Posso dire che sono stato miracolato. Un po’ di tempo per recuperare le forze, alcuni giorni di vacanza in camper con la famiglia poi riprenderò la mia attività di carrozziere a Carvico».

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