«Gli spacciatori paghino le tasse»
Il Fisco chiede 5 milioni a una banda

Il Fisco reclama l’Iva e l’Irap sui «proventi d’impresa» di una banda con capo a Trento e due tunisini «bergamaschi».

L’operazione della Guardia di Finanza di Trento che ha portato a scoprire e a sgominare la (presunta) banda del narcotraffico è denominata «Ali Babà», con riferimento al nome del presunto promotore dell’associazione, il marocchino, rappresentante legale della Sdf. Ma per l’Agenzia delle Entrate il timore è che Baba e i suoi presunti complici possano ispirarsi ad Alì Babà e ai 40 ladroni, evadendo le tasse.

Citando la legge 537 del ’93, la Corte di Giustizia Europea e la sentenza della Cassazione numero 24471 del 25 settembre 2006 secondo cui «le attività illecite sono soggette oltre che all’imposte sui redditi anche all’Iva», il Fisco trentino ha concluso che la banda, assimilabile a una società d’impresa operante tra Trento, Verona, Milano e Bergamo, deve pagare le imposte sui proventi degli anni 2015 e 2016. Ovviamente non dichiarati. Anche se l’attività d’impresa della «società», per l’accusa, è lo spaccio di droga: 147 chili di hashish e 3 di cocaina nel 2015 per 4,8 milioni di euro stimati e imponibile di 3,1 milioni; 187 chili di hashish per 3,9 milioni stimati nel 2016, imponibile di 1,9 milioni. Totale reclamato dal Fisco: 5 milioni.

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