«Grazie a Bergamo tornerò a viaggiare»
Ossigeno nuovo al naturalista e fotografo

Da Padova al Papa Giovanni per il trapianto di polmone. «Qui i medici hanno fatto un miracolo».

La vita inizia e finisce nello spazio di un respiro. È facile darlo per scontato, perché non esiste niente di più naturale. L’aria ci attraversa senza far rumore, prende il ritmo delle emozioni, contiene un senso irresistibile di libertà. «Quando ti alzi al mattino – scrive Marco Aurelio – pensa quale prezioso privilegio è essere vivi: respirare, pensare, provare gioia e amare». Di certo chi, come Enrico Pordon, 62 anni, ha vissuto per anni accompagnato in ogni movimento da una bombola di ossigeno ne ha acquisito una consapevolezza speciale. Dall’enfisema polmonare alla fibrosi, ha scontato le conseguenze di lunghi anni da fumatore: fino al trapianto di polmoni all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, che gli ha permesso di incominciare una nuova vita.

Enrico vive a Nove, un paese di 5.000 abitanti vicino a Bassano del Grappa. «Sono un geometra – spiega – e ho sempre lavorato nel settore edile. Mi sono occupato di budgeting, analisi dei costi, gare di appalto. Ero sempre stressato, sempre di corsa». È la sintesi di anni trascorsi in un soffio, senza fermarsi mai, ma senza dimenticare alcune grandi passioni: «Sono un viaggiatore, naturalista e fotografo per divertimento. Dopo tanti anni di immersione totale nel lavoro, poco prima di ammalarmi avevo ricominciato a concedermi almeno una volta all’anno un periodo all’estero, in Africa, in Tanzania. Mi piace osservare e riprendere gli animali, i mammiferi e in modo particolare gli ungulati: gazzelle, camosci, cervi. La malattia mi ha fatto apprezzare ancora di più i momenti dedicati a queste avventure». Poi è arrivata la malattia ai polmoni irreversibile e in diversi ospedali mi hanno sconsigliato il trapianto, al Papa Giovanni XXIII è arrivata la vera svolta: «Eravamo a maggio del 2014 e nel giro di una settimana avevo già in mano la lista degli esami a cui dovevo sottopormi per l’idoneità al trapianto. Li ho superati tutti con esito positivo, compresi quelli più invasivi. A ottobre sono stato ricoverato a Bergamo per una seconda tranche di controlli, poi ho incontrato Alessandro Lucianetti, direttore della chirurgia toracica, che mi ha spiegato con chiarezza il percorso fino al trapianto. È una persona di grande umanità, mi ha aiutato a tenere duro e ad avere fiducia. Finalmente a novembre mi hanno messo in lista».

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