I pendolari: record di treni soppressi
La risposta di Trenord: conti inesatti

I pendolari lombardi, e con loro quelli bergamaschi, tornano sul piede di guerra. Nel mirino dei viaggiatori le istituzioni regionali alle quali fa capo la gestione di Trenord.

Al centro una lettera aperta, a nome di tutti i Comitati locali dei viaggiatori. Un «j’accuse» che punta il dito contro «problemi mai risolti» e richiama l’attenzione, ora, su quello più contingente: «Il tasso di soppressioni di convogli mai visto prima nella storia di Trenord - denuncia la missiva -, tranne che a dicembre 2012, quando il sistema collasso». Quante cancellazioni nelle ultime settimane? I Comitati dicono che «conti esatti non se ne possono fare». Il quadro, però, è precario: in Bergamasca, in particolare, risultano in grave sofferenza le linee per Brescia e per Milano via Carnate.

Alla missiva risponde l’assessore Sorte, che argomenta partendo dall’auspicato esito favorevole del referendum sull’autonomia in programma per ottobre: «Se - afferma - potessimo trattenere in Lombardia il residuo fiscale di un solo anno, potremmo mettere Ferrari al posto dei treni. Nell’ultimo decennio la Regione ha speso 1,31 miliardi di euro per l’acquisto di nuovo materiale rotabile, mentre le Ferrovie dello Stato, nonostante partecipino con la stessa quota della Regione a Trenord, solo 170 milioni. Ciascuno faccia la sua parte».

Trenord contesta la ricostruzione dei pendolari. Non fornisce numeri assoluti ma puntualizza che «le soppressioni di giugno sono state un decimo di quelle del 2012» e, nonostante il «picco» di quest’anno, inferiori a quanto rilevato nel giugno 2016. L’azienda nega anche carenze di personale («in giugno sono stati messi in servizio 44 capitreno») o di manutenzione dei treni. Rimarca, piuttosto, che «dalla seconda metà del 2014 a tutto il 2016 la flotta di Trenord si è arricchita di 58 treni nuovi. Altri 18 sono stati o saranno immessi in servizio nel 2017».

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