I volontari del soccorso
«Stremati, ma non molliamo»

Anche i volontari, che da sempre si impegnano nella pubblica assistenza, in questo momento sono impegnati nella lotta al coronavirus.

I medici e gli infermieri della Bergamasca, seppur esausti, continuano senza sosta a combattere in prima linea contro il coronavirus. In questa guerra, però, ci sono anche altri soldati che ogni giorno scendono in campo per dare il proprio contributo. Sono i volontari che da sempre si impegnano nella pubblica assistenza e che in questo momento non si sono tirati indietro, anzi. Come nel caso dei volontari della Croce blu Basso Sebino, che continuano a rispondere alle richieste a trasportare pazienti. «Ci troviamo in un momento molto molto particolare – racconta Omar Presti, presidente della Croce blu Basso Sebino – che nessuno ha mai vissuto prima. Siamo i primi a essere frastornati da questa situazione e dobbiamo cercare di capire anche noi quello che sta succedendo, perché tutto ciò che abbiamo studiato è caduto. È una fase critica, con un’emergenza a livello nazionale. Siamo sì preparati, ma anche spaesati».

I volontari si trovano a operare e coprire un’area molto più vasta di quella che solitamente hanno in carico. «Siamo un’associazione convenzionata con il sistema sanitario del 118 – spiega – e fondamentalmente riceviamo chiamate dalla nostra centrale operativa che poi ci indirizza verso gli interventi da effettuare. Chiaramente in questo momento le nostre ambulanze vengono delocalizzate sia sul Basso Sebino, dove solitamente operiamo, ma anche sull’intera provincia di Bergamo e anche quella di Brescia. Un territorio molto vasto, quindi. Ancor più vasto se si calcola che poi i pazienti che preleviamo dalle proprie abitazioni vengono trasportati anche in ospedali fuori dal nostro circondario: a Milano o a Saronno per esempio. Questo perché, purtroppo, le strutture sanitarie delle nostre provincie sono sature». Una situazione difficile, che i parenti dei pazienti vivono con paura. «I parenti – continua – sono molto provati, perché sono impauriti e non sanno realmente quello che sta succedendo, ma sanno molto bene che, purtroppo, in questo periodo capita che i propri cari vengano prelevati dalle ambulanze e portati in ospedale, da dove non si hanno più notizie per parecchi giorni. Prima se avevi qualcuno malato in ospedale andavi a trovarlo e parlavi coi medici, avevi notizie, mentre ora no, perché in ospedale sono tutti oberati nel cercare di salvare più vite possibili. E nonostante questo sforzo immane continuano a esserci troppi morti, anche giovani, e senza patologie pregresse. Persone che stavano bene la sera prima e la mattina dopo vengono portate in ospedale».

Una situazione difficile, resa ancora più difficile dalla vita privata che i volontari, ovviamente, hanno. «Il momento per noi è difficile – conclude Presti – anche perché, oltre al lavoro, dobbiamo fare i conti con quelli che sono i nostri stati d’animo, non dobbiamo farci prendere dal panico ed essere concentrati e consapevoli che il nostro aiuto è fondamentale. Certo vedere colleghi che si ammalano di coronavirus e sapendo che possiamo portarlo a casa alle nostre famiglie e mettere in pericolo i nostri cari è emotivamente molto stressante e forte. Fortunatamente abbiamo al nostro interno un team di professionisti che ci aiutano sotto il profilo medico e psicologico e riescono a darci una grossa mano in questo».

Sulla parete della sede di Bonate Sotto della Croce Rossa Italiana Bergamo Ovest (via G. Garibaldi 10) recentemente è stato appeso un drappo con raffigurato un grande cuore rosso con scritto «Grazie»: gente dell’Isola Bergamasca e paesi vicini che hanno voluto ringraziare i volontari della Cri che sono impegnati giorno e notte nei servizi di trasporto dei malati soprattutto con i sintomi del Covid 19 agli ospedali di Bergamo e di tutta la Lombardia. «Il loro grazie o i cittadini che ci battono le mani quando partiamo per i nostri servizi ci danno tanta forza ad andare avanti in questa “guerra” contro un nemico invisibile –afferma il presidente del comitato Bergamo Ovest Paolo Paparella -. Arriviamo a fare di media 25 servizi nelle 24 ore con 3 ambulanze, tra l’altro dobbiamo aspettare dalle 2 o 3 ore al Pronto soccorso degli ospedali di Bergamo, Milano, Erba, Rho, Lecco e poi abbiamo i servizi normali diciamo di routine, collaboriamo con il comune di Bonate Sotto per i dializzati ma la buona parte dei servizi riguardano il coronavirus. I volontari ogni volta che rientrano devono sanificare le ambulanze, preparare il vestiario, recuperare il materiale, preparare i turni. Siamo in piena emergenza, alcuni dei miei volontari sono ammalati, un po’ tutti lavoriamo al di sopra delle nostre possibilità, siamo stremati. Il materiale di protezione scarseggia dobbiamo sempre sollecitare. È vero, è una emergenza per tutti e noi volontari ci mettiamo tanto coraggio che ci aiuta a superare i momenti di paura del virus e a proseguire per dare il nostro contributo seppur minimo per salvare la vita ai nostri concittadini. Ne approfitto per dire grazie ai miei volontari che stanno vivendo giorni terribili. «Del comitato Bergamo Ovest fa parte la delegazione Cri che opera a Sant’Omobono Terme con una novantina di volontari coordinati da Giambattista Manzinali che praticamente vive quasi 24 ore nella palazzina di Selino Basso e racconta: «Non abbiamo un minuto di respiro. La maggior parte dei servizi riguarda la Valle Imagna e Valle Brembana. La centrale del 112 ci manda dove c’è bisogno anche nei comuni dell’Hinterland e nell’Isola Bergamasca e Valle Seriana, dopo aver caricato il malato destinazione ospedali di Bergamo, Ponte san Pietro, capoluogo lombardo, Vimercate, Monza, Melzo, Como. Continua Manzinali: «Operiamo con 2 ambulanze e una cinquantina di volontari che si dividono i turni dalle 8 alle 23 e nei fine settimana anche di notte. Almeno il 70% dei servizi riguardano ammalati del Covid-19, un’altra ambulanza invece è impegnata nei vari servizi: infarti, traumi e il trasporto dei dializzati valdimagnini. Questa pressante richiesta di servizi non ci fa operare con tranquillità, c’è anche un po’ di nervosismo perché è una lotta contro il tempo, vogliamo arrivare il più presto possibile per aiutare i nostri cittadini. Sabato 14 marzo abbiamo perso una delle nostre colonne dell’associazione fondatore della Cri valdimagnina Pierino Frosio Roncalli, ma ancora presente tra di noi che ci incoraggia a non fermarsi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA