Influenza, ancora giorni di picco
I bambini i primi ad essere colpiti

L’influenza «è sicuramente entrata nella fase del picco». Il direttore del dipartimento Malattie infettive dell’Istituto superiore di Sanità, Gianni Rezza, spiega come i prossimi giorni saranno decisivi per comprendere l’andamento dei casi e se la curva ora tenderà ancora a salire.

«Molto - afferma - dipenderà dal ”comportamento” di uno dei virus influenzali in circolazione, l’A-H3N2 che però, finora, in Italia non ha colpito in modo massiccio mentre ha messo in ginocchio il sistema sanitario inglese determinando un boom di ricoveri». Ma se resta l’i ncognita del virus H3N2 - compreso comunque nella formulazione del vaccino antinfluenzale di questa stagione - l’attuale impennata di casi sta già aggravando la situazione di vari ospedali. Come a Pordenone, dove tre nosocomi hanno cancellato gli interventi chirurgici programmati per lunedì 15 gennaio proprio per il crescente numero di ricoveri legati all’influenza e alle sue complicanze».

«Ci sono ovviamente delle differenze territoriali, perchè - rileva Rezza - in alcune regioni i problemi maggiori si sono registrati nelle settimane natalizie mentre in altre il maggior numero di casi si sta verificando proprio in questi giorni. Questo è il momento più difficile da superare». Ad ogni modo, chiarisce, «l’influenza di questa stagione non si può definire “più aggressiva” poichè, ad oggi, il numero dei casi gravi è nella media rispetto agli anni scorsi. Ciò, però, non vuol dire che la malattia sia banale e complicanze gravi sono possibili».

Indicativo della fase di picco è, inoltre, pure un altro fattore, come sottolinea il virologo Fabrizio Pregliasco, ricercatore dell’Università di Milano e direttore sanitario IRCCS Galeazzi: «Nelle ultime tre settimane c’è stata una notevole impennata dei casi ma la distribuzione è variegata, con alcune regioni in cui l’effetto sui Pronto soccorso si è attenuato e in altre meno. Il fatto però che nell’ultima settimana ci sia stato un calo di casi tra i bambini è indicativo proprio del raggiungimento della fase di picco, che potrebbe o no prolungarsi». I bambini «sono infatti i primi untori e diffusori dell’influenza tra gli adulti. Nel momento in cui i contagi iniziano dunque a diminuire in questa fascia di popolazione, a catena - conclude il virologo - si avrà anche una diminuzione generale di casi nel resto della popolazione».

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