La manovra: via il bonus da 80 euro
Arriva la «quota 100» alle pensioni

Il ministro del Tesoro rivela la manovra economica d’autunno che interesserà le famiglie: si punta su reddito e flat tax.

Fisco più leggero, sostegno al reddito mentre si cerca lavoro, spinta agli investimenti. Le decisioni politiche sono rimandate a settembre ma comincia a prendere forma, nelle sue linee generali, la prima manovra del governo gialloverde, che potrebbe contenere anche un primo intervento sulle pensioni e che si attesterebbe, al momento poco sopra i 25 miliardi. Le risorse arriveranno dalla spending review e, probabilmente, anche dalla «pace fiscale», da legare all’introduzione graduale della flat tax. Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, fa sapere in un’intervista al «Sole 24 Ore» che al ministero si lavora su una serie di possibili interventi fiscali per avviare la riforma dell’Irpef anche per le persone fisiche, finanziandola con un maxi-riordino dei bonus fiscali che potrà comprendere anche il bonus Renzi da 80 euro.

In un contesto di rallentamento della crescita (nella nota di aggiornamento al Def si dovrebbe indicare 1,2% anziché 1,5% per il 2018 e 1-1,1% per il 2019), il governo punta a ridurre lo sforzo sui conti richiesto dalle regole Ue per poter finanziare la legge di Bilancio in deficit per 10-11 miliardi, confidando nel buon esito del dialogo con Bruxelles. Ecco i «pilastri della manovra», che sarà varata in autunno dopo la nota di aggiornamento al Def di fine settembre.

- CLAUSOLE IVA PER 12,4 MILIARDI: il primo impegno che il governo dovrebbe mantenere è quello di evitare l’aumento dell’Iva che, senza interventi, da gennaio porterebbe l’aliquota ordinaria dal 22% al 24,2% e quella agevolata dal 10% all’11,5%.

Tutte le simulazioni in corso, ha assicurato il ministro Giovanni Tria, si basano sulla sterilizzazione per intero delle clausole. Qualche intervento di riordino, ha ammesso Tria, ci potrebbe essere creando «piccoli aumenti di gettito e qualche riduzione, ma con volumi assolutamente marginali».

- REDDITO DI CITTADINANZA, CENTRI IMPIEGO: come indicato nel contratto di governo, per il sostegno al reddito si partirà dalla riforma dei centri per l’impiego (costo stimato 2 miliardi) che si cercherà di finanziare anche con il Fondo sociale Ue. Il nuovo strumento, che dovrebbe essere introdotto con una proposta di legge ad hoc, parallelo alla manovra, ingloberà vari strumenti, compreso il reddito di inclusione.

- FLAT TAX, SI PARTE DA MICRO-IMPRESE: avvio dal 2019 con un ampliamento della platea dell’attuale regime forfettario al 15% per le partite Iva, portando le soglie di ricavi da 30-50mila euro a 65mila euro. Obiettivo, abbassare le tasse a regime per 1,7 miliardi per oltre un milione di piccole e piccolissime imprese. Si starebbe valutando anche la possibilità di far salire a 100mila euro la soglia, in un secondo momento e previo via libera Ue. La tassa piatta sostituisce Iva, Irpef, Irap e tasse locali e consente semplificazioni burocratiche.

- PRIMA REVISIONE TAX EXPENDITURES: per finanziare la tassa piatta si potrebbe mettere mano agli sconti fiscali, compresi quelli per le imprese. Il progetto però, politicamente molto delicato e finora sempre rimandato, dovrebbe essere legato all’intervento generale sul sistema fiscale, con l’introduzione della dual tax (al 15% e al 20%) anche per le famiglie che potrebbe essere già impostata per partire dall’anno d’imposta 2020. Le agevolazioni fiscali, indicate nell’ultimo rapporto allegato alla nota al Def 2017, erano 468.

- SBLOCCO PATTO E REGOLE SEMPLICI PER INVESTIMENTI: l’idea, perseguita già negli ultimi anni, è quella di sbloccare le risorse già a bilancio per fare avanzare le piccole opere pubbliche e di proseguire con lo sblocco (probabilmente per un altro miliardo) degli avanzi di bilancio di Comuni ed enti locali. Prevista anche una semplificazione delle regole a partire da una revisione del codice appalti.

- PER LE IMPRESE RESTANO SUPER E IPERAMMORTAMENTO: in cantiere la riconferma delle due misure (la prima al 130% e la seconda al 250%), ricomprese nel piano Impresa 4.0, per chi rinnova macchinari o software. Si stanno studiando anche altri meccanismi per stimolare gli investimenti privati - PENSIONI, SI GUARDA A QUOTA 100: potrebbe arrivare una prima revisione della legge Fornero, con l’introduzione di «quota 100» tra età (probabile minimo 64 anni) e contributi. La misura, con paletti, costerebbe circa 4 miliardi. Più difficile ’quota 41’, cioè la possibilità di uscire a qualunque età con 41 anni e mezzo di contributi.

- LAVORO, NUOVI INCENTIVI PER LE ASSUNZIONI STABILI: dopo la proroga per altri 2 anni del vecchio bonus assunzioni under 35 (con 300 milioni in 3 anni) il governo punta ad altri sconti per rendere più conveniente il contratto a tempo indeterminato.

- SPENDING REVIEW: alle amministrazioni verrà chiesto un nuovo sforzo che, nel caso dei ministeri, dovrebbe superare 1 miliardo l’anno di tagli chiesto lo scorso anno. Si dovrebbe procedere con un «congelamento» della spesa corrente, eccezione fatta per sanità, scuola e ricerca.

- PACE FISCALE: il «saldo e stralcio» riguarderà i piccoli debitori (possibile entro i 100mila euro) e non i grandi evasori. Si tratterà di un pagamento forfait per chiudere il contenzioso con il fisco. I dettagli sono ancora in via di definizione per evitare sovrapposizioni con la rottamazione.

L’obiettivo di gettito parte da circa 3,5 miliardi.

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