Lago d’Iseo, cimitero d’auto e mille ordigni
Una «piramide» di guarnizioni alta 50 metri

Gli esiti di un anno di immersioni dei sub dell’Arma, dopo il ritrovamento del cadavere a Tavernola. Le bombe già recuperate e fatte brillare. Individuate circa 40 vetture e un «palazzo» di 12 piani di scarti plastici.

Già immaginarlo sulla terraferma richiede una buona dose di fantasia. Pensare che sia sotto il pelo dell’acqua, nascosto dagli abissi del Sebino, rende ancora più impressionante l’idea di questo muro di guarnizioni appoggiate sulla sponda bergamasca del lago d’Iseo: plastiche che sono state gettate nel corso del decenni, all’altezza del cosiddetto Corno di Tavernola, come se il nostro specchio d’acqua – invidiato anche all’estero – fosse un’enorme pattumiera anziché un richiamo turistico internazionale e come se il filo dell’acqua potesse nascondere tutto.

I sub dei carabinieri che hanno visto questo muro lo definiscono un’enorme piramide, dalla base di circa 15 metri, alta qualcosa cinquanta metri e dello spessore tra i due e mezzo e i tre metri: di fatto un palazzo di 12 piani che nessuno vede, ma che è lì, formato da migliaia di guarnizioni e alcuni pneumatici che, negli anni, hanno rilasciato sostanze inquinanti nell’acqua del Sebino, in particolare metalli pesanti. Apparentemente senza che nessuno sulle sponde se ne accorgesse. L’imponenza dei rifiuti è invece venuta alla luce con l’attività di approfondimento ambientale organizzata dal comando provinciale di Bergamo nell’ultimo anno – per precisa volontà del colonnello Paolo Storoni, ex comandante provinciale – e a partire dalla scorsa estate, quando venne anche ritrovato, all’inizio di settembre, all’interno della sua Ford Fiesta – scomparsa come lui dal 2004 – il cadavere ormai saponificato di Rosario Tilotta, pensionato di 59 anni, di Scanzorosciate, del quale non si avevano più tracce da oltre 15 anni.

La sua vettura era a 82 metri di profondità e a 50 dalla riva, all’altezza di Tavernola. E proprio anche le automobili gettate nel Sebino nel corso dei decenni sono uno dei problemi di inquinamento del nostro lago: lo screening effettuato dall’Arma ha restituito un vero cimitero di carcasse abbandonate e, ovviamente, inquinanti: si parla di una quarantina di vetture immerse a varie profondità, sempre nel tratto tra Tavernola e Castro, fatte sparire nel corso della seconda metà del Novecento probabilmente per evitarne lo smaltimento corretto (e con tutti costi annessi).

Oltre che in quel punto – che, con i suoi oltre 250 metri, è il più profondo del Sebino – decine di carcasse sono state notate dai sub dei carabinieri – in collaborazione con i militari dell’Arma di Genova – in diverse altre zone della sponda bergamasca del Sebino: un fenomeno che, nei decenni, ha contributo all’inquinamento del lago, tanto che alcuni anni fa Legambiente ed Enea (l’Ente per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente) avevano rilevato una densità media di 63 mila particelle di microplastiche per chilometro quadrato. Accanto a questo le cronache rilevano anche il mancato funzionamento, da tempo, del depuratore di Paratico.

Dunque il Sebino – che ha affascinato tra gli altri l’artista visionario scomparso a fine maggio Christo, spingendolo a realizzare nell’estate di quattro anni fa i suoi moli galleggianti «The Floating Piers» – nasconde sott’acqua le conseguenze di anni e anni di maltrattamento ambientale da parte della sua popolazione: a questo si aggiunge il ritrovamento – in questo caso non doloso ma comunque sempre conseguente a un comportamento umano – di qualcosa come un migliaio di ordigni bellici inesplosi, molti risalenti ai due conflitti mondiali. Assieme alla Marina militare, i carabinieri hanno provveduto a recuperare le bombe e a farle brillare in sicurezza: un intervento lungo e a volte delicato, come nel caso degli ordigni al fosforo che, a contatto con l’ossigeno, prendono fuoco. Dal punto di vista operativo, terminate le immersioni dei sub, i carabinieri hanno proseguito con il potenziamento – soprattutto in questo periodo estivo – dei servizi di pattugliamento delle motovedette provenienti da Lovere: sono ora due le imbarcazioni dell’Arma che ora presidiano la costa bergamasca del lago.

Resta in sospeso la questione della bonifica degli pneumatici e delle carcasse d’auto: un tema caro al colonnello Storoni che, prima di congedarsi da Bergamo, aveva ribadito l’importanza di un intervento mirato e di una presa di posizione netta da parte delle amministrazioni della zona. Anche e soprattutto per la ripresa del turismo in questa difficile estate post lockdown.

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