Liliana Segre all’Università di Bergamo
«Ho scelto di essere una donna di pace»

Dottorato ad honorem alla senatrice a vita. Il rettore Remo Morzenti Pellegrini: «Sconfiggere l’indifferenza. Dobbiamo esortare i giovani a usare le conoscenze come atto politico e di civiltà nei confronti delle relazioni umane».

«L’indifferenza “mortale” – quella cioè che uccide la nostra capacità di indignazione e, in parallelo, provoca sfaldature irreparabili nei rapporti umani – è proprio ciò contro cui combatte la senatrice Segre: non dobbiamo dimenticarlo mai. La sua lotta all’indifferenza riguarda tutti noi: le Università sono luoghi in cui formare coscienze critiche, laboratori di nuove narrazioni e nuove resistenze. Qui si produce conoscenza umanistica e scientifica, favorendo lo scambio di opinioni, esperienze, gesti di condivisione. Per questo, sarebbe forse meglio definire Liliana Segre “senatrice della vita”, vista la sua infaticabile, direi quasi incredibile, volontà di promuovere pubblicamente l’amore per la vita – qualunque forma questa vita possa assumere –, insieme al coraggio delle idee pacifiche e al biasimo dell’indifferenza». Sono queste le parole del Rettore dell’Università degli studi di Bergamo, Remo Morzenti Pellegrini, pronunciate nel discorso di apertura della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico in corso nella mattinata di venerdì 29 novembre in Sant’Agostino. Ospite d’onore la senatrice Liliana Segre, alla quale verrà conferito il titolo di dottoressa di ricerca honoris causa in Studi umanistici transculturali.

La senatrice Segre è stata accolta nell’aula magna dell’ateneo bergamasco da una standing ovation e dall’applauso dei docenti, del personale amministrativo e degli studenti di Bergamo. Nell’aula magna l’omaggio alla senatrice anche delle massime autorità istituzionali e dei rettori delle università ospiti.

E a plaudere al riconoscimento sono stati anche gli studenti che si sono espressi attraverso la Presidente della Consulta, Claudia Mema: «Come Consulta degli studenti, siamo onorati che L’Università degli studi di Bergamo conferisca alla Senatrice Liliana Segre il Dottorato di ricerca honoris causa in Studi Umanistici Transculturali, a nome di tutti gli studenti e corpo docenti. In questa occasione speciale, vogliamo sottolineare come l’Ateneo abbia e debba avere sempre di più lo sguardo rivolto verso “l’apertura” e la “memoria”, elementi fondamentali in una società caratterizzata dalla complessità e dalla fragilità».

Ad accompagnare la cerimonia gli allievi del Conservatorio Donizetti. L’apertura dell’anno accademico è trasmessa in diretta streaming sul sito dell’Università di Bergamo, sulla pagina Facebook e sul canale YouTube dell’ateneo. E anche sul sito de L’Eco di Bergamo.

A omaggiare la senatrice Segre è stato quindi il Coordinatore del Dottorato in Studi umanistici transculturali, il professor Franco Giudice, dichiarando: «Il conferimento del titolo di Dottore di ricerca in Studi umanistici transculturali vuole rappresentare un ulteriore e sentito riconoscimento non solo per le pubblicazioni in cui Liliana Segre ha fornito la sua preziosa testimonianza per la ricostruzione storica della Shoah, che è comunque un solido baluardo a ogni forma di revisionismo o di negazionismo, ma anche, anzi soprattutto, per l’attività svolta nella promozione della consapevolezza diffusa dei temi della tutela e del riconoscimento dei diritti fondamentali e inalienabili degli individui».

Prende ora la parola la senatrice Liliana Segre. Sopravvissuta all’Olocausto, Liliana Segre, 89 anni, ha raccontato la drammatica esperienza vissuta: dall’applicazione delle prime leggi razziste che l’hanno vista esclusa dalla scuola a soli 8 anni, alle persecuzioni nazi-fasciste che l’hanno costretta a dividersi dalla sua famiglia, fino alle deportazioni e al più terribile dei capitoli: il campo di sterminio di Birkenau, i lavori forzati, l’indicibile «soluzione finale» e la marcia della morte. Liliana Segre, che ha ringraziato per l’affetto con cui la città di Bergamo, di cui è cittadina onoraria, la accoglie sempre, ha ricordato cosa vuol dire essere tra «i salvati», il ritorno alla vita di tutti i giorni, il buio dei ricordi, l’amore che guarisce della famiglia, dei nipoti. «Ci sono voluti tanti anni per capire che la parola odio non va mai pronunciata, se non per dire contro l’odio» ha ricordato Liliana Segre, ricordando anche il suo impegno politico alla guida della commissione parlamentare contro intolleranza e razzismo che le è costato anche una vita sotto scorta. «Oggi, ringraziando l’Università di Bergamo per questo riconoscimento, mi chiedo: che futuro ci sarà per la memoria? Io non ho meriti, sono solo una testimone che vi parla da nonna. E da nonna vi dico: non dimenticate la Storia. È tutto ciò che può permetterci di essere consapevoli e dunque di sceglie da che parte stare. Io, nonostante tutto, ho scelto di essere una donna di pace. Una donna che non perdona e non dimentica, ma che ha scelto di non odiare» - ha dichiarato la senatrice a vita Liliana Segre ricevendo il dottorato Honoris Causa. Il Rettore ha poi consegnato il simbolo dell’Ateneo: una medaglia che ritrae una veduta ideale della città tratta da una moneta coniata dalla zecca bergamasca nel XIII secolo.

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