«Decisione personale e autonoma»
Maroni lascia, il candidato sarà Fontana

Il Governatore ha annunciato nella conferenza stampa di lunedì 8 gennaio che per non precisati motivi personali non correrà per il bis in Regione e resta a «disposizione» del partito.

Roberto Maroni ha confermato alla riunione di Giunta che non si ricandiderà «per motivi personali» alla presidenza della Lombardia. Maroni ha indicato nell’ex sindaco di Varese, il leghista Attilio Fontana, il candidato a succedergli nelle elezioni del 4 marzo.

Con «l’autonomia che sarà fatta entro le elezioni, possiamo concludere in bellezza e aprire una prospettiva straordinaria per la Lombardia». Lo ha detto Roberto Maroni in conferenza stampa, facendo un primo bilancio della legislatura. L’autonomia, ha aggiunto Maroni, «è la sfida conclusiva del mio mandato che si concluderà il 4 marzo, una sfida che voglio vincere: il 22 ottobre è stato un referendum storico, una sfida epocale».

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«Abbiamo iniziato una trattativa col governo - ha sottolineato il presidente della Lombardia - senza il referendum non ci sarebbero stati i tavoli territoriali. Sono 23 le materie che possono essere trasferite. E il mio obiettivo è quello di firmare l’accordo entro le elezioni, possibilmente entro fine gennaio, sia sulle competenze sia sulle risorse. Domani a Roma spero di chiudere già sulle competenze». «La mia decisione non ha nulla a che fare con motivazioni politiche, ne con le mie vicende personali, mi metto a disposizione del partito».

«Non ho pretese, non ho richieste, sono a disposizione se dovesse servire. So cosa vuol dire governare, assumersi responsabilità di governo perciò ho una sola preoccupazione, che possa assumersi questa responsabilità il candidato di 5 stelle Di Maio. Per me Di Maio è la Raggi al cubo e tempo che l’Italia finisca come Spelacchio».

«Se nessuno mi chiede nulla non mi candido da nessuna parte ma sono a disposizione se qualcuno ritiene che posso essere utile. Questa decisione non ha nulla a che fare con la politica, l’ho detto a Salvini. Le decisioni che Salvini ha preso possono essere discutibili e sono discusse all’interno della Lega, ma le rispetto. La mia decisione non ha nulla a che fare con Salvini nè con eventuali dissidi,Salvini premier è una prospettiva che condivido e sostengo».

Sui social è arrivato anche il commento a caldo di Giorgio Gori che ha scritto: «Candidato Roberto Maroni ha deciso di non ricandidarsi alla presidenza della Regione Lombardia, il mio avversario è sceso dal ring. In questi mesi, ogni giorno, ho lavorato sul nostro progetto, mi sono preparato, ho studiato, immaginando di dovermi confrontare con lui. Una sfida tosta, mica una passeggiata, che nonostante i pronostici ho però sempre pensato di poter giocare fino in fondo. E invece non sarà lui. Ieri sera gli ho telefonato. Mi ha confermato la notizia e mi ha esposto le sue motivazioni che ovviamente per correttezza non riferirò.

So che in conferenza stampa oggi dirà di aver fatto molto per la #Lombardia. Gli devo rispetto, ma sono di avviso completamente diverso. In Lombardia si può (si deve) fare molto di più, molto meglio di quanto ha fatto il centrodestra, soprattutto negli ultimi anni. Non c’è aspetto della vita pubblica - dal lavoro al welfare, dall’ambiente ai trasporti - che non indichi ampi margini di possibile miglioramento, soprattutto a vantaggio dei gruppi sociali e dei territori più fragili. Saluto dunque Roberto Maroni, e gli auguro un buon futuro. Noi continuiamo la nostra marcia, qualunque sia il nome del nuovo competitor. Rappresenterà comunque ciò che con le nostre idee e le nostre energie siamo impegnati a cambiare e a #faremeglio»

«Il passo indietro di Maroni è la certificazione del fallimento di 5 anni di amministrazione». Lo ha detto il candidato alle regionali in Lombardia per il M5S, il bergamasco Dario Violi, a margine della manifestazione indetta, a Milano, dagli insegnanti dopo la sentenza del Consiglio di Stato. «Oggi a meno di due mesi dalle elezioni fa un passo indietro per tatticismo sperando di andare a Roma», ha spiegato Violi aggiungendo che «per noi che scelgano Gelmini, Giorgetti o Gori è indifferente. Noi siamo gli unici ad oggi avere un programma elettorale da più di due mesi, un candidato e le liste già fatte. Mentre Gori fa alchimie con la sinistra e questi non hanno un candidato noi abbiamo idee, conosciamo i problemi dei lombardi e abbiamo proposte per risolverli», ha concluso. A chi gli chiede se l’uscita di scena di Maroni possa favorire il M5S, Violi risponde «ce lo dicono anche i sondaggi».

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