Pedemontana, l’autostrada infinita
Il primo progetto è del lontano 1963

Il Tribunale ha respinto l’istanza di fallimento della società, ora bisogna lavorare sulle risorse. Viaggio in una storia di tracciati fatti e rifatti.

Cinquaquattro anni (quasi 55). Ovvero la storia di Pedemontana, capace di attraversare decenni su decenni schiodandosi minimanente dalla carta. Doveva collegare le province di Varese, Como, Milano (Monza compresa, allora non esisteva) e Bergamo evitando il passaggio sulle tangenziali milanesi: 54 anni dopo è stato realizzato il tratto tra le autostrade A9 e A8 e da qui fino a Lentate sul Seveso. Il Tribunale ha respinto l’istanza di fallimento della società, ora bisogna lavorare sulle risorse per chiudere il cerchio di un’opera infinita.

Che ci crediate o meno, la prima ipotesi di tracciato compare nei Piani territoriali del 1963, nel frattempo il tracciato è salito e sceso manco un folle elettrocardiogramma: da Bergamo a Biella, poi da Trezzo a Saronno, poi da Usmate a Saronno tagliando fuori la Bergamasca. Tutto a livello di ipotesi, perché solo nel 1982 l’Anas inserisce l’opera nel Piano decennale della viabilità di grande comunicazione: 19 anni solo per questo primo passo. Nel 1985 si sfiora il risibile quando la Regione sposta tutto ancora più a Nord: da Dalmine a Como e Varese attraversando il lecchese con tanti saluti a Milano. Che la prende male e mette sul tavolo l’ipotesi della Gronda intermedia Castellanza-Saronno-Vimercate-Trezzo: in pratica dal nulla si passa a due autostrade a pochi chilometri di distanza. Sempre sulla carta, beninteso, ma tanto basta per far imbestialire ambientalisti e comitati vari. A ragione.

Nel 1990 arriva il passaggio-chiave, l’assegnazione della concessione alla società Pedemontana, all’epoca divisa equamente tra Milano-Serravalle e società Autostrade: nel frattempo tra Pedemontana e Gronda intermedia si trova la soluzione ibrida un po’ di qua e un po’ di là, la si ribattezza Pedegronda e il tracciato ritorna più verso il Milanese: da Dalmine a Vimercate e da qui a Legnano. Peccato che quest’ultima sia fuori dalla concessione, e allora nuovo cambio in corsa fino all’attuale Sistema Pedemontano. È il 1999 e sembra quasi fatta, ma per mettere d’accordo tutti (vabbè, quasi...) servirà ancora una decina d’anni.

Il 6 febbraio 2010 è una data storica: a Cassano Magnago (paese che diede i natali ad Umberto Bossi) viene posata la prima pietra dell’opera, a pochi chilometri da dove, nel 1924, venne costruita la Milano-Varese, ovvero la prima autostrada del mondo. Tutto bello, tutti in ghingheri, con tanto di creonoprogramma: agosto 2013 i primi lotti, dicembre 2014 l’opera intera, tutto in prospettiva Expo 2015. Che è abbondantemente passato. Della Pedemontana sono stati realizzati i tratti A (tra le autostrade A8 e A9), B1 tra Lomazzo e Lentate sul Seveso e le Tangenziali di Como e Varese. Ora bisogna realizzare la B2 in sovrapposizione alla Milano-Meda, la C che raggiungerà la Tangenziale Est e la D che attraverso la Brianza e l’Isola s’intersecherà con l’A4 tra Brembate e Osio Sotto . Ma resta il nodo dei costi.

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