Porta Dipinta, si sblocca
il silo con vista sugli scavi

Dopo 12 anni i proprietari trovano l’accordo con il Comune per realizzare il parking da 51 posti in Città Alta. I resti archeologici saranno recuperati.

Ci sono voluti 12 anni, tre diversi progetti e pure un ricorso (ancora in atto) al Consiglio di Stato, ma ora la vicenda legata al parcheggio sotterraneo di via Porta Dipinta sembra essersi sbrogliata. Incassato il parere favorevole della Soprintendenza ai beni archeologici e architettonici, l’opera potrà iniziare a vedere la luce già nel 2019. La storia prende forma nell’ormai lontano 2005, con l’acquisizione del terreno di fronte a Palazzo Moroni da parte dell’attuale proprietà, la famiglia Maffeis, che l’acquista per realizzare un parcheggio da destinare ai residenti. Iniziano gli scavi, ma già nel 2007 riaffiorano dal terreno una serie di reperti archeologici appartenenti a varie epoche storiche. Da allora i lavori sono fermi, stoppati dalla Soprintendenza, che ha sempre posto il veto anche rispetto all’ingresso del parcheggio, in origine pensato dal viale delle Mura.

Il progetto che ora sembra aver messo tutti d’accordo riduce di oltre la metà i posti auto inizialmente previsti (da 120 a 51) e cancella il buco che si sarebbe dovuto effettuare all’interno della fortificazione veneta, prevedendo un’entrata dall’alto, ovvero da via Porta Dipinta, attraverso un ascensore verticale.

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