Profughi, in 3 mesi respinte 195 richieste
Caritas: così è peggio, diventano irregolari

«L’accoglienza richiede tanto impegno da parte degli operatori e dei numerosi volontari, ma il rischio è che questo prezioso lavoro, spesso sotto traccia e invisibile, venga disperso».

L’appello di don Claudio Visconti, direttore della Caritas Diocesana, è rivolto direttamente alle istituzioni, in un’ottica di revisione dei meccanismi di erogazione dei permessi di soggiorno ai profughi. La richiesta nasce dalla difficoltà crescente degli enti che si occupano di accoglienza, che spesso non vedono nei fatti un proseguo e una continuità all’opera svolta quotidianamente a fianco dei richiedenti asilo. «Questo lavoro si scontra con la fatica a cui gli operatori devono far fronte nel momento in cui il 70-80-90 per cento dei permessi di soggiorno vengono diniegati. Questo fa decadere tutto il lavoro improntato alla relazione e alla cura della persona: chi deve legiferare è bene che tenga conto di questo, per evitare di “bruciare” il lavoro relazionale che gli operatori hanno fatto in questi anni. Quando arriva un diniego queste persone diventano infatti irregolari (con tutti i rischi che ne conseguono) e non possiamo lasciarle in mezzo ad una strada: o si ampliano le modalità di accesso ai permessi di soggiorno, oppure bisogna pensare a rimpatri assistiti. Lo Stato deve dunque prendere in mano la questione».

Per capire meglio la situazione basta dare un’occhiata ai numeri: attualmente sono 1.817 i profughi nella Bergamasca e nell’ultimo periodo (che va dall’11 aprile al 20 luglio) ne sono stati convocati in Prefettura 282. Ebbene, di questi solo 10 hanno ottenuto lo status, mentre 7 hanno potuto beneficiare della protezione umanitaria e 6 di quella sussidiaria. 195 sono stati dunque i rigetti, mentre i restanti rientrano tra sospesi, irreperibili, da riconvocare per mancanza di interprete o allontanati volontariamente dalle strutture.

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