Quattro pilastri per una vera pace
Il messaggio del vescovo per Pasqua

di Francesco Beschi, vescovo di Bergamo
L’augurio pasquale è Shalom, pace, pace a voi. Dalla celebrazione cristiana della Pasqua e dalla sua Grazia, venga a tutti voi l’augurio di pace.

Abbiamo bisogno di pace. Milioni di persone violentate dalla guerra e dal terrore hanno bisogno di pace. Il nostro Paese ha bisogno di pace. Le nostre famiglie sperano pace. Il cardinal Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana ha indicato con il verbo pacificare uno dei compiti della Chiesa in Italia: «C’è un’urgenza sociale di pacificare ciò che è nella discordia. Il nostro Paese sembra segnato da un clima di “rancore sociale”, alimentato da una complessa congiuntura economica, da una diffusa precarietà lavorativa e dall’emergere di paure collettive. Pacificare la società significa incamminarsi con spirito profetico lungo una strada nuova». Il magistero dei Pontefici del ’900 e di questo nuovo millennio è profondamente contrassegnato dall’impegno per la pace. Il Concilio ecumenico Vaticano II ha rappresentato un concreto segno di speranza, aprendo vie di dialogo con tutti i cristiani, le altre religioni, ciascuna donna e uomo di buona volontà. Paolo VI, sulla scorta del Concilio, ha indetto l’annuale Giornata mondiale della Pace, che quest’anno abbiamo celebrato in modo speciale a Bergamo, ospitando la Marcia nazionale per la Pace. Ricorre quest’anno il centenario della fine della Prima guerra mondiale: interessante è rileggere l’evoluzione della coscienza del sergente di sanità e poi cappellano militare Angelo Giuseppe Roncalli, che proprio avendo vissuto la guerra, maturerà un radicale impegno per la pace, che contrassegnerà tutto il suo servizio apostolico e culminerà nel pontificato, riconosciuto dall’umanità come autentico servizio alla pace, ispirato al Vangelo. La prossima peregrinatio dell’urna di Papa Giovanni XXIII con le sue spoglie mortali, ora reliquie di un santo, sarà capace di risvegliare non solo ricordi, ma una consapevolezza e una responsabilità rinnovata e non nei confronti della costruzione quotidiana di condizioni di pace.

Bisogna riconoscere che il bene supremo della pace sembra oscurato nella coscienza comunitaria: siamo sempre più ripiegati su noi stessi e i nostri interessi, su uno «starcene in pace» che diventa misura e giudizio di ogni impegno comunitario; assistiamo ad un moltiplicarsi di tensioni, conflitti, guerre, azioni terroristiche, che rendono ragione e in qualche modo giustificano quella «terza guerra mondiale a pezzi» che Papa Francesco ha più volte evocato. La crescita impressionante, ignorata o giustificata, di spese per armi ed armamenti, è causa più che conseguenza di drammatici conflitti. Il diffondersi di aggiornate forme di nazionalismo, l’edificazione di muri di diversa natura, la preoccupante disinvoltura con cui i leaders mondiali minacciano a destra e a manca azioni di forza, non possono essere sottovalutate. A queste si uniscono diffuse indifferenze, giustificate forme di disprezzo e discriminazione, violenze verbali e fisiche che non si fermano neppure davanti alla relazioni più care.

Non si tratta di alimentare paure, quanto di rinnovare l’impegno di ciascuno e delle comunità, a cominciare dalle comunità cristiane, per suscitare e sostenere l’impegno per la pace. Ancora oggi il grande insegnamento di Papa Giovanni che indica nella verità, nella giustizia, nell’amore e nella libertà i quattro pilastri della pace, rappresenta un riferimento limpido ed efficace per edificare la casa della pace, in cui tutta l’umanità possa abitare. Abbiamo imparato che questi quattro pilastri non possono essere separati: nessuno di loro, da solo, può sostenere l’edificio della pace. Abbiamo imparato che in un mondo sempre più plurale, la via del dialogo è quella che introduce in questa casa; siamo intimamente convinti che solo una giustizia planetaria e la globalizzazione della solidarietà, possono realmente sostenerla.

Il dono della pace, comunicato da Cristo Risorto possa trovare accoglienza nella libertà e responsabilità delle nostre coscienze. E allora rinnovo l’augurio pasquale: pace a voi, alle vostre famiglie, alle nostre comunità, alla nostra società.

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