Regione, ticket sanitari inevasi
Si potrà pagare sino a dicembre 2019

Nell’ultima seduta del 2018 del Consiglio Regionale è stata approvato il provvedimento che fissa il termine al 31 dicembre 2019 per il pagamento dei ticket inevasi.

La legge è già in vigore, le stime parlano di circa 500.000 casi interessati a tale provvedimento (ticket per le prestazioni sanitarie e per i farmaci). A Bergamo, le persone interessate sono qualche decina di migliaia. La misura approvata è frutto del costante lavoro delle organizzazione sindacali dei pensionati, con Fnp in prima fila, e Adiconsum, che hanno evidenziato, all’Assessorato al Welfare di Regione Lombardia, il problema delle autocertificazioni sbagliate, spesso involontarie, che riguardano migliaia di pensionati e cittadini lombardi, e la necessità di trovare soluzioni anche per gli anni a venire.

Come convenuto negli incontri, è stato differito a fine anno il termine per il pagamento del ticket a titolo di compartecipazione alla spesa sanitaria, della relativa sanzione amministrativa pecuniaria di cui all’articolo 316-ter, secondo comma, del codice penale, delle maggiorazioni per interessi legali maturati e delle spese del procedimento qualora sia stata notificata entro il 31 dicembre 2018.

«Se il cittadino è stato raggiunto da tale provvedimento - informano dalla Cisl di Bergamo -è sempre opportuno fare le dovute verifiche prima di sanare la posizione, perché Ats non rimborsa. Un atteggiamento questo a nostro avviso scorretto perché il cittadino è stato indotto a pagare da un provvedimento sbagliato».

Qualora non sia stato notificato entro il 31 dicembre 2018 il verbale di accertamento, i soggetti interessati possono presentare, entro il termine del 31 dicembre 2019, formale richiesta alla competente Ats di regolarizzare spontaneamente la propria posizione mediante pagamento dell’importo del ticket non versato per la fruizione di prestazioni sanitarie o di farmaci dispensati dal Ssn maggiorato degli interessi legali maturati. Decorso inutilmente il termine del 31 dicembre 2019, la competente Ats procede al recupero dell’importo del ticket, nonché all’applicazione della sanzione amministrativa pecuniaria di cui all’articolo 316-ter, secondo comma, del codice penale, degli interessi legali maturati e delle spese del procedimento.

Consigliamo di presentare all’Ats formale richiesta di regolarizzare (spontaneamente) della propria posizione, per il pagamento dell’importo del ticket non pagato (più gli interessi maturati). «Così facendo si evita il pagamento della sanzione amministrativa (pecuniaria) ma è necessario verificare sempre la propria posizione reddituale per i codici di esenzione di cui si è titolari per evitare di incorrere in richieste che possono generare errori. Può capitare di non aver diritto un anno per un reddito extra e invece rientrare l’anno successivo».

Le Ats provvedono in ogni caso agli atti finalizzati al recupero coattivo degli importi richiesti con ordinanza-ingiunzione per i quali sussiste un termine di prescrizione antecedente il 1° gennaio 2020 . I soggetti cui siano notificati entro il 31 dicembre 2019 le ordinanze-ingiunzione o i verbali di accertamento dovranno regolare la posizione entro il 30 aprile 2020. La Giunta regionale definisce, entro trenta giorni dall’entrata in vigore della presente legge, criteri finalizzati all’applicazione uniforme da parte di tutte le Ats regionali.

«Sono tante le persone che si sono rivolte ai nostri sportelli perché raggiunte da tale provvedimento – dicono Onesto Recanati, segretario Fnp Cisl, e Mina Busi, presidente ADICONSUM Bergamo -, in alcuni casi le richieste non erano legittime in altri casi purtroppo il cittadino spesso indotto in errore anche dagli stessi uffici dell’Ats che non faceva le dovute verifiche – come peraltro previsto nella legge che ha istituito i ticket – e da una normativa ostica, i ticket erano dovuti e con l’aggravi delle sanzioni anche per importi rilevanti; nel qual caso si è provveduto a chiedere la rateizzazione. Le posizioni più drammatiche hanno riguardato i disoccupati ed errori che si sono generati da un errata indicazione del nucleo familiare fiscale. È questa l’occasione per fare chiarezza sulla propria posizione ed è un’opportunità da sfruttare per evitare di vedersi raddoppiare il dovuto».

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