Rogo in ospedale, avanti con le indagini
Al lavoro per aprire i piani prima possibile

Continuano le indagini dopo il terribile rogo avvenuto all’ospedale di Bergamo martedì mattina. Nel frattempo l’obiettivo è riaprire il prima possibile i piani chiusi dopo il rogo.

Quando è divampato l’incendio che ha portato alla morte di una paziente di 19 anni del reparto di Psichiatria, nella torre c’erano 76 degenti: 22 erano in Nefrologia e 16 in Oncologia, al secondo piano della palazzina, altri 38 erano divisi fra il terzo e il quarto piano, dove si trovano Psichiatria 1 e 2.

Con il terzo piano della Torre 7 completamente chiuso, il Papa Giovanni ha dovuto allertare l’Areu (Azienda regionale emergenza urgenza) chiedendo di inviare altrove i trattamenti sanitari obbligatori (Tso). Pronto soccorso e altri reparti sono invece stati potenziati per far sì che tutto procedesse con regolarità. L’ospedale sta lavorando senza tregua per riaprire il prima possibile i reparti al momento ancora inagibili.

Mercoledì mattina il direttore sanitario dell’Agenzia di tutela della salute (Ats) Carlo Tersalvi ha incontrato il direttore sanitario Fabio Pezzoli e il direttore socio-sanitario Fabrizio Limonta per un sopralluogo congiunto nella Torre dove si è sviluppato l’incendio: il terzo piano è inaccessibile perché sotto sequestro dell’autorità giudiziaria; il secondo e il quarto non hanno subito danni rilevanti, ma prima di poter essere riaperti è infatti necessario che l’impianto elettrico e quello di condizionamento e ricircolo dell’aria siano a posto. Le verifiche sono in corso e quando Ats darà il via libera, sarà effettuata la riapertura dei due piani dopo la bonifica dei locali. L’obiettivo delle direzioni sanitarie di ospedale e Ats è di tornare alla normalità nel più breve tempo possibile.

Nel frattempo proseguono le indagini: ci si domanda come il materasso possa aver preso fuoco così velocemente, essendo ignifugo come le lenzuola. Si cerca anche la «miccia» del rogo: l’obiettivo è ricostruire nei dettagli quanto accaduto alle 10 di martedì al terzo piano. La ricostruzione per ora preponderante è abbastanza chiara: la giovane, che era nel suo letto sedata e contenuta con appositi lacci, sarebbe riuscita a utilizzare l’accendino, vietatissimo in quel reparto (i pazienti possono fumare solo in uno spazio dedicato e le sigarette sono gestite dal personale) ma che era riuscita a nascondere nelle parti intime, per appiccare il fuoco a lenzuola e materasso. Ma per ora dell’accendino nessuna traccia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA