Spaccio di anabolizzanti in crescita
«Anche Bergamo tanti giovani a rischio»

Risi medico dell’ospedale di Treviglio: «In cura anche ragazzi di 20 anni»

Le iniettano direttamente nel muscolo, per aumentarne il volume. Le ingoiano, per eliminare i liquidi o per evidenziare le vene. Sostanze illecite, dopanti, che possono avere gravi effetti collaterali sulla salute. E così i body builder, in cerca di una scorciatoia per avere corpi scolpiti, assumendo in grandi quantità di testosterone, ormoni della crescita, diuretici e altri principi attivi spesso destinati agli animali, si trovano a finire in ospedale. A volte per intossicazione, altre con problemi di fertilità, altri ancora con la ginecomastia, ossia l’ingrossamento delle mammelle o con l’atrofia testicolare. Fino ad arrivare a tumori, ictus e infarti e in casi estremi, alla morte. Ma questo è solo un lato di una medaglia dietro la quale ci sono lo spaccio delle sostanze illegali, un crimine legato ad altri crimini. Perché l’ approvvigionamento di anabolizzanti e simili spesso avviene dietro furti e rapine ai danni delle farmacie.

Il fenomeno del doping resiste, anche nel territorio bergamasco, come raccontato dal programma televisivo Le Iene e da Alfredo Ferrari, 48 anni, di Urago d’ Oglio: «Avevo 23 anni e mi piacevano in muscoli - ha raccontato al giornalista Alessandro Politi - mi sono iscritto in una palestra dove c’ era un ragazzo enorme, io volevo essere come lui. Ho iniziato con le pastiglie, poi sono passato alle punture, senza pensare ai rischi». Poi però sono iniziati i problemi di salute: «Avevo gli occhi gialli per un problema al fegato, poi mi è stato scoperto un buco al rene causato da un’ infezione. Poi ho avuto la ginecomastia, mi sono spaventano moltissimo». Per superare questo problema l’ uomo si è dovuto sottoporre a un intervento di rimozione delle ghiandole mammarie: «A 26 anni ho smesso, anche perché un mio amico è morto. Ora sono passati tanti anni e sto bene, ma ho voluto metterci la faccia, sperando che i ragazzi di oggi non usino anabolizzanti, ma che facciano sport sano. Il fenomeno c’ è ancora, mi auguro soprattutto che venga fermato chi spaccia».

Conferma che il fenomeno esiste, Oreste Risi, direttore dell’ Unità di Urodinamica dell’ Ospedale di Treviglio: «Abbiamo diversi pazienti in cura per problemi legati all’ uso di sostanze dopanti - racconta - anche se spesso non scopriamo subito la causa, perché c’ è molto silenzio attorno a questi comportamenti».

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