Torna il vigile di quartiere in primavera
E a Bergamo controlli dall’alto con i droni

Le novità in materia di sicurezza cittadina. Arrivano le «Unità mobili»: pattuglie di quattro agenti in periferia.

Marzo 2020, forse prima. Manca davvero poco alla nascita delle unità mobili di quartiere. La definizione dice tutto e niente, in realtà la parola «unità» si traduce in quattro agenti della Polizia locale dislocati per un intero turno nelle piazze principali dei 23 quartieri di Bergamo, da Valtesse a Grumello del Piano. Due all’ascolto dei cittadini all’interno di un furgone destinato a diventare un vero ufficio mobile, due a pattugliare le strade a piedi o in bicicletta.

Qualcuno li chiamerà «vigili di quartiere» in memoria dell’ormai ventennale progetto partito a cavallo del Duemila, ma nel 2020 la parola «vigile» è stata sostituita dal più formale «agente di Polizia locale». Oltre il sindacalese, la sostanza rimane la stessa: l’obiettivo è aumentare sicurezza (percepita e reale) in una dimensione, quella dei quartieri, su cui l’amministrazione Gori ha puntato tutto incassando l’inedita riconferma dopo cinque anni.

E tra le novità in materia di sicurezza locale c’è anche l’utilizzo dei droni per il monitoraggio dall’alto di eventi e manifestazioni o per individuare abusi edilizi ed edifici in stato di abbandono. «Stiamo prendendo contatti con Enac per capire i limiti di utilizzo su un territorio, come quello della città, su cui gravita un’infrastruttura come l’aeroporto – spiega la comandante della Polizia locale Gabriella Messina –. Quando avremo una risposta dall’ente per l’aviazione civile procederemo con l’acquisto e con l’addestramento specifico di un operatore».

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