Trump «scivola» sul Coronavirus
Nel suo tweet diventa Caronavirus

Ad agosto aveva chiamato «Giuseppi» il nostro premier Conte. Ma, evidentemente, Donald John Trump, presidente a stelle, strisce e svarioni, non era ancora contento, ed eccolo twittare sul problema sanitario del momento, definendolo “Caronavirus”.

Sembra tenerci ad essere identificato più in Donald Duck (Paperino) piuttosto che Trump. E adesso vogliamo proprio vedere come si comporterà la satira in rete.

Già, perché risulta perfino facile accostare il nome del virus a quello della birra da bere a canna con la fetta di limone. Le abbiamo ben presenti le vignette con diverse bottiglie di birra nel carrello del supermercato (quando ancora si trovava qualcosa oltre alle penne lisce), tutte regolarmente abbracciate tra loro e a debita distanza dalla Corona. Ma Carona, amici miei, è tutta un’altra roba. In altissima Val Brembana, è un paese di poco più di 300 anime a 1.110 metri sul livello del mare, un borgo che ha visto gli Etruschi e che profuma di fieno, di neve, di formaggio di malga. Temiamo che il tycoon (il magnate che ricorda Paperino, di cui sopra) non ne conosca l’esistenza, solo per il fatto che da lì si raggiunge il Rifugio Calvi, appellativo che mal si sposerebbe con la fluentissima chioma del presidente. Ma l’interrogativo è un altro: questa improvvisa notorietà planetaria di Carona, per noi bergamaschi, è positiva o mica tanto?

Già, dal momento che ormai la letteratura che ci considera “untori” si arricchisce giorno dopo giorno, non è che il virus ribattezzato come una nostra meraviglia in quota ci caccia in grane ancora maggiori ? Per il momento abbiamo paura di si, mentre diversa sarà la situazione (speriamo) a breve, quando tutto sarà passato e potremo ricordare al mondo intero: «Prendete esempio da Trump e venite a Carona a sconfiggere ogni virus e stress». Ma fino ad allora lo dovremo chiamare col suo nome esatto. Carognavirus

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