Un amore lungo settant’anni
Nozze di ferro per Mina e Antonio

«Ti amerò ogni giorno di più, come il primo giorno, nella buona e nella cattiva sorte».

Quando Antonio e Mina Trapletti si sono pronunciati queste parole esattamente 70 anni fa, il 22 aprile 1950, nella chiesa di Palosco, non si aspettavano certo la fortuna di poterle ripetere nel 2020, né che proprio in quell’anno la «cattiva sorte» avrebbe bussato alla porta della Bergamasca portando quella pandemia che tutti purtroppo conosciamo. «Quando tutto sarà finito andremo certamente a festeggiare al ristorante, ma oggi trovando la loro storia d’amore sul giornale potranno godersi già un bellissimo regalo», racconta il nipote della coppia longeva e innamorata Michele Soldavini.

Costretti in casa con le mascherine per il Covid-19 e aiutati in spesa e faccende domestiche dalla numerosa famiglia, la lunga vicenda della coppia ritrova tutta la sua forza e bellezza nelle parole dello stesso nipote: «I miei nonni si sono conosciuti poco dopo la fine della guerra, Antonio Trapletti, classe 1924, fu uno degli ultimi ad essere chiamati alle armi prima dell’armistizio del 1943, ma poco dopo essersi arruolato venne catturato e portato in Germania per due anni di prigionia», continua Michele.

Il 4 novembre 2017 è stato infatti insignito della medaglia per gli ex internati militari. Terminata la guerra, tornò nella Bergamasca e nel 1946, lui che era un esperto panificatore di Grone, venne mandato a fare il pane proprio a Palosco, dove Mina Franzoni era nata e lavorava in un bottonificio: così, tra l’aroma di una pagnotta appena sfornata i due giovani «attaccarono bottone» e scoccò il fatidico colpo di fulmine. «Quattro anni dopo convolarono a nozze e si trasferirono in città, prima in zona Colle Aperto, poi a Monterosso», spiega ancora Michele.

Un quartiere in cui abitano da oltre sessant’anni e che è cresciuto insieme a loro, dalle cascine alle prime case popolari, dove hanno cresciuto la loro famiglia: nel 1953 è arrivata Maria, poi sposatasi con Stefano, nel 1956 si è aggiunto Pietro, oggi unito a Tiziana, e infine nel 1960 ecco l’ultimogenita Bruna, la mamma di Michele. «Oltre a me i nonni hanno altri tre nipoti, mio fratello Cristiano e i figli di Pietro, Andrea e Mara», racconta. Quest’ultima tre anni fa ha dato alla luce il piccolo Ascanio, regalando alla coppia dei record la gioia di diventare bisnonni: «Da sempre noi nipoti siamo al centro delle loro vite, per loro è una gioia immensa», confida Soldavini.

Sposatisi poco più che ventenni oggi, novantacinque anni lui e novantadue lei, i Trapletti hanno ancora una salute di ferro, come le loro nozze che, non a caso, dopo 70 anni vengono paragonate proprio al metallo forte e resistente: «Hanno sempre goduto di ottima salute, difficilmente sono stati ammalati negli anni, anche oggi riescono a vivere da soli la maggior parte del tempo». Nozze di ferro per una coppia inossidabile quindi, che da sette decenni si attrae magneticamente e resiste solida all’incedere del tempo, con un segreto: «Sono persone semplici e grandi lavoratori, non si sono mai dimenticati del contesto povero e contadino nel quale sono nati e sono stati sempre dediti alla famiglia, attorno alla quale ruota tutto il loro mondo, mia nonna dopo il matrimonio se ne è occupata a tempo pieno», rivela Michele. E poi ci sono le gite insieme, quelle che amano fare con la comitiva degli amici di Monterosso: «Partono in vacanza e vanno in ora Liguria ora in Campania, si divertono». E chissà, quando tutto questo sarà finito, quale sarà la prossima meta. Di certo il loro lungo viaggio continua, mano nella mano come eroi d’altri tempi, dritti verso le nozze di platino.

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