Vallanzasca, torna a far parlare di sé
Aggredisce agente in carcere

Vallanzasca torna a far parlare di sé. Questa volta per l’aggressione di un agente a Bollate, nell’area colloqui, in presenza di altri detenuti e familiari.

La direzione del carcere ha avviato accertamenti per ricostruire i fatti, un «alterco» più che vivace. L’Osapp, sindacato degli agenti, afferma che il Bel Renè ha «scagliato» una borsa piena sulla gamba del poliziotto penitenziario, che «per il trauma ha dovuto lasciare il servizio», mentre tra i presenti ci sono stati «attimi di tensione». E il segretario dell’Osapp, Leo Beneduci coglie l’occasione per segnalare «i limiti» di determinati «modelli ’custodialì» troppo «permissivi».

L’episodio è comunque ben lontano dalle sommosse di cui Vallanzasca fu protagonista negli anni ’70-’80 e per le quali venne trasferito da un istituto all’altro. Nato nel 1950, due mogli, un’infinità di storie sentimentali vere o presunte, 4 ergastoli e 296 anni di reclusione, è diventato un personaggio per la sua ’carrierà criminale, l’amore per la bella vita e le belle donne. Ha 18 anni quando entra nel giro dei malavitosi del quartiere Comasina. A 22 il primo arresto per una rapina in un supermercato: condannato a 10 anni, fugge corrompendo un agente. Nel 1976 il salto di qualità, la lotta col clan di Turatello.

Poi il sequestro di Emanuela Trapani, figlia di un imprenditore, e dell’imprenditore del legno Rino Balconi. Latitante, a ottobre uccide a un casello l’agente della polstrada Bruno Lucchesi.Pochi giorni dopo ammazza un medico, Umberto Premoli, pare per rubargli l’auto e continuare la fuga. Il 6 febbraio 1977 in una sparatoria a Dalmine vicino Bergamo, uccide due agenti della stradale: ferito ad una gamba viene arrestato nove giorni dopo. Nell’aprile 1980 tenta di evadere da San Vittore, poco tempo dopo partecipa alla rivolta nel carcere di Novara e uccide il detenuto Massimo Loi, facendone trovare la testa in una cella.

Nel 1984 nuova mancata fuga da Spoleto. Ci riesce tre anni dopo a Genova con un’evasione rocambolesca dall’oblò della nave con cui stava per essere trasferito all’Asinara. La fuga dura alcune settimane. Ne tenterà un’altra nel 1995 da Novara. A partire dal 2010 più volte, non senza polemiche, ottiene l’ammissione al lavoro esterno. Il 13 giugno 2014 durante il regime di semilibertà concessogli a Bollate, tenta di taccheggiare un supermercato di Milano per appropriasi di biancheria intima e materiale da giardinaggio e viene arrestato. Quando era in semilibertà ha lavorato per un periodo di tempo anche un negozio di Sarnico, scatenando molte polemiche.

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