Vip e cronaca in Val Brembana
Addio all’occhio curioso di Patti

Anche se costretto da anni all’inattività a causa di un ictus che lo aveva colpito per la prima volta nel 1986, sarò ricordato come «il fotografo della Valle Brembana» Lorenzo Patti, l’artista della macchina fotografica deceduto venerdì mattina a 81 anni.

Anche se costretto da anni all’inattività a causa di un ictus che lo aveva colpito per la prima volta nel 1986, sarò ricordato come «il fotografo della Valle Brembana» Lorenzo Patti, l’artista della macchina fotografica deceduto venerdì mattina all’ospedale di San Giovanni Bianco a 81 anni.

A strapparlo ai suoi cari ancora un brutto scherzo del suo cuore, che questa volta non gli ha dato scampo. Una nuova crisi nella sua abitazione di via San Carlo, a San Pellegrino, la corsa all’ospedale, dove è spirato due giorni dopo, non prima di aver potuto salutare per l’ultima volta la cara moglie Giancarla, i figli Elenora e Antonino, il nipote Mattia.

Nato a San Pellegrino il 2 dicembre 1933, Lorenzo Patti aveva iniziato a scattare fotografie a 18 anni, seguendo la passione del padre Antonino che aveva un negozietto vicino alla chiesa. Fu Lorenzo a spostare l’attività sotto gli eleganti Portici Colleoni, fulcro della vita allora intensa e mondana della cittadina termale. Per oltre 30 anni Patti, tra il 1955 e il 1990 fu l’occhio fotografico di tutto quanto accadeva in Valle Brembana, aiutato in negozio dalla moglie sposata nel 1961. Molte delle sue foto sono state pubblicate su L’Eco di Bergamo, del quale fu collaboratore per anni. Episodi lieti o tristi, tutti fermati dalla sua inseparabile macchina fotografica. Sempre disponibile e sorridente, pronto a correre dove c’era possibilità di fissare sulla pellicola un attimo importante.

Alcune sue fotografie sono nella storia della valle, come quella del viale centrale di San Pellegrino, in notturna con la nevicata del 1959, oppure alcune foto della rovinosa alluvione del 1987, che Lorenzo scattò dal balcone di casa, dove già era costretto dalla malattia che lo aveva colpito l’anno precedente. Non mancarono anche i momenti belli, mondani, con l’Inter di Helenio Herrera che ogni estate tornava per un paio di settimane a San Pellegrino, con le manifestazioni al Casinò e al Grand’Hotel, in correlazione anche con l’ambientazione di alcuni film.

Leggi di più su L’Eco di Bergamo del 17 agosto

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