Jeppson e Rasmussen re dei poker e quel biglietto che scagiona «Il roscio»

Quattro gol in una sola partita di serie A: Jeppson e Rasmussen prima di Zapata. Ormai lo sanno tutti. La Macchina del tempo però è andata più a fondo. Vi raccontiamo polemiche e curiosità di quel 1952 nerazzurro davvero particolare. E un epilogo commovente che riguarda Rasmussen e “Il roscio” Cardarelli.

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L’ultima partita di Rasmussen in maglia nerazzurra, contro la Roma

Q uindi Zapata non è l’unico. Quando i palloni erano preziosi e non si potevano portare a casa dopo una tripletta, l’Atalanta ha schierato due campioni che non devono invidiare nulla (quasi nulla, limitiamo le iperboli) alla pantera colombiana. Due abili giocatori di poker, nel senso di gol segnati in una sola partita. Nello stesso anno, alla stessa squadra. Roba da far tremare i polsi agli amanti della statistica.

Che colpe avrà la Triestina, non è dato saperlo. È a agli sventurati rossoalabardati che Hasse Jeppson prima, e Poul Rasmussen poi, riescono a segnare quattro gol: la gara di ritorno del campionato 51’/52’, quella di andata del 52’/53’, a pochi mesi di distanza. Jeppson svedese, Rasmussen danese. Il secondo sostituto del primo dopo una storica sessione di calciomercato. Alto, bello, elegante, stiloso Jeppson; basso, tarchiato, vagamente grezzo Rasmussen.

Meglio fare un po’ di ordine in questo guazzabuglio di ricordi. 8 giugno 1952, stadio di Bergamo. Atalanta-Triestina 7-1. L’Eco il giorno successivo si lancia in un ora improbabile «Con sette bellissime reti l’Atalanta subissa la Triestina». Ai tempi, ci stava.

Scrive Nino Orlandi (l’altro cronista sportivo, Nino Filippini Fantoni, è impegnato a raccontare il trionfo di Fausto Coppi al Giro). «Tutto si è risolto così presto in Atalanta triestina che la partita non ha mai avuto una vibrazione di interesse dal lato agonistico sebbene ne abbia avuto moltissimo dal lato spettacolare e pirotecnico da parte degli atalantini. Da una parte un’Atalanta superba e risoluta in tutti i suoi uomini; dall’altra una Triestina timida e scontrosa. Un confronto quindi privo di proporzioni tecniche e persino assurdo. Talmente assurdo e sproporzionato che la compagine giuliana non ha potuto impegnare nel gioco le sue risorse abituali: la caparbietà e quello spirito di abnegazione tanto accentuato nei suoi uomini. La superiorità dell’avversario l’ha disorientata prima ancora di umiliarla ed alla vigorosa volontà di successo dei giocatori triestini alla vigilia della gara, è subentrata una malinconica rassegnazione». Sostituite Triestina con Frosinone e l’attacco sarebbe perfetto anche oggi, termini desueti esclusi.