Stromberg sbranava i lupi, 33 anni fa: doppietta all’Avellino (con un gol di capelli)

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Stronberg esulta dopo la doppietta all’Avellino

È l’anno di Donadoni, è l’anno di Sonetti, è l’anno di Magrin, ma da metà anni Ottanta in poi è sempre l’anno di Stromberg. Nel 1985/1986, alla seconda stagione in maglia nerazzurra, lo svedese è ormai una certezza di una squadra che di campionato in campionato continua a mutare pelle, non sostanza. Perché lì in mezzo c’è lui a fare un po’ di tutto, anche segnare, come contro l’Avellino. Quando Glenn vede i lupi diventa un lupo pure lui, più feroce però.

I due gol nella partita del 6 aprile 1986 ne sono la prova. La macchina del tempo viaggia fino a 33 anni fa, a quell’uggiosa domenica in cui i nerazzurri sono riusciti ad avere la meglio dopo novanta minuti in bilico. Il risultato dice tutt’altro, ma chi c’era potrà confermare la tenacia degli irpini che più volte hanno sfiorato il pareggio. Non avevano fatto i conti con Stromberg, che quell’anno contro l’Avellino segno uno dei gol più strambi in maglia nerazzurra. Non di piedi, non di testa, ma di. . .

È la sua prima doppietta italiana. «Succedeva che sulla sinistra Donadoni subiva il milionesimo fallo di questo campionato, primo della giornata. Magrin andava a battere alla sua maniera e Stromberg, a centro area, toccava con l’ultima ciocca dei suoi capelli, quel tanto che bastava per ingannare e battere Coccia : 1-0».

Sì, un gol di capelli, come conferma lo stesso svedese a fine partita. L’Eco ci fa pure il titolo, il giorno dopo. «È la prima doppietta italiana! - esulta Stromberg al termine della partita - Il primo goal però è stato molto fortunato. Io mi sono buttato come è mia indole ed ho sfiorato la palla quel tanto, anzi quel poco che necessitava». Diciamo che hai segnato con i capelli. «Ecco, come battuta è buona».

 

Dopo che l’Avellino va vicinissimo al pareggio, soprattutto con due clamorose traverse colpite da Diaz, arriva la firma finale sul risultato. «Il cronometro sembra lento in un finale che inchioda tutti gli spettatori al loro posto. E visto che una volta tanto in pochi sono corsi anticipatamente alle macchine, ecco che al 90’ arriva il premio per i fedelissimi. E una svolta storica, un gol bello e quasi clamoroso. Magrin parte sulla fascia destra con passo felpato, poi scodella al centro, un po’ a rientrare. Stromberg, che ha seguito l’azione del compagno, A lì puntuale : arresta la palla, se la sistema con movimento rapido e lascia partire una bordata che va ad infilarsi sotto la traversa. Imparabile».

«Il futuro dell’Atalanta è già cominciato mentre cala uno stupendo sipario sul traguardo più prestigioso della stagione, la salvezza» - racconta l’inviato Rai Salvatore Biazzo nella sintesi dell’epoca. Quella vittoria in effetti sarà lo spartiacque della stagione, come confermano anche le parole di Renato Ravanelli su L’Eco del 7 aprile 1986: «Urrah Atalanta! Cinque punti di vantaggio sulla terzultima (anche se c’è di mezzo ancora la trasferta di Udine) sono un margine, a tre giornate dal termine, che non dovrebbe procurare emicranie. Ma c’è di più: l’Atalanta, con la sofferta quanto stupenda vittoria sull’Avellino, si trova adesso addirittura all’ottavo posto in classifica in tutta solitudine; inoltre il record assoluto neroazzurro per la serie A a sedici squadre è lì ad un solo punto (i ventotto dello scorso anno). Ha ragione Sonetti - confermatissimo e pimpante come mai - quando se la prende con certi <tromboni> (giornali nazionali e tivù) che esaltano altre squadre provinciali dimenticandosi bellamente della sua formazione : forse che quello dell’Atalanta non è un campionato col punto esclamativo? E allora, miei cari signori - invita il tecnico -, mettiamoceli questi esclamativi! Personalmente il nostro Donadoni mi piace un sacco, quando c’è lui anche una partita squallida riesce a farmi divertire. Ma se la società dovesse cederlo (facendo bene i conti, economici e tecnici), che c’entra la stampa? Da un bel po’, se mai lo è stata, la stampa non è più il quarto potere... Con una grande Atalanta, tra l’altro, i giornali vendono di più. Perché mai ci si dovrebbe tirar la zappa sui piedi? Ed ecco che, curiosamente, la stravagante Bergamo (eh si) può concedersi il lusso di contestare nel momento forse più esaltante della stagione. Il calcio è anche questo; e sia. Intanto godiamoci questa nuova vittoria, inneggiamo a Stromberg che si improvvisa uomo-gol: due ne mette a segno, altrettanti se ne mangia. L’Ottorino Piotti, da parte sua, qua e là ci mette una pezza; quando non ci arriva, provvede la traversa (due volte). Novanta minuti col cuore in gola, le emozioni ieri al Comunale non son certo mancate. Urrah Atalanta, regina delle provinciali e stella di Lombardia (nelle sfide regionali i bergamaschi conducono la speciale classifica con otto punti, secondo il Milan con cinque, terzo il Como con quattro, infine l’Inter con tre)».

Ma già che ci siamo c’è anche un altro gol di Stromberg da raccontare, nell’annata precedente e sempre contro l’Avellino. La mitica rete segnata sotto la Curva Nord in cui lo svedese esulta ancora prima di infilare la palla in rete. Guardare il video per credere. Era il 3-0 (gli altri due gol sono stati segnati da Vella) del 25 novembre 1984.