Cultura e Spettacoli
Giovedì 10 Aprile 2003
«Via Crucis nel nuovo millennio» Mostra di Luciano Francinetti
«Via Crucis nel nuovo millennio»Mostra di Luciano FrancinettiPoetica e inquietante, inconsueta ma immediata: è la «Via Crucis nel nuovo millennio» che Luciano Francinetti, in arte Franci, propone al pubblico in una mostra che si inaugura sabato 12 aprile dalle 17.30 alle 21.30 nello show room Ligne Roset di via Trecourt 3 (angolo piazza Risorgimento, fino al 12 maggio).
A confronto con un tema che l’arte nei secoli ha per lo più trasferito in una dimensione atemporale, Franci sceglie di raccontare la Via Crucis interrogando in maniera diretta il presente e facendo della Passione una vicenda dolorosamente umana: non ci sono coordinate di spazio e di tempo a fare da sfondo, se non la griglia immutabile dell’"archetipo" a contenere in un rigoroso controllo formale il grido doloroso della Passione per ribadire, al di là di ogni gratuita ostentazione del dramma, una profonda lezione di dignità umana.
E’ così che le stazioni della Via Crucis diventano tappe di meditazione che si appellano alla riflessione individuale piuttosto che agli stereotipi dell’immaginario collettivo. Per questo la Via Crucis di Franci prende il via dall’«Ultima Cena», o meglio dalla «nostra Ultima Cena - spiega l’artista - che si ripete ancora oggi con il tradimento, la fame, la paura, l’ignoranza, la disperazione e la poca fede».
L’ombra lunga del tradimento percorre tutto l’itinerario verso il Calvario dove pochi oggetti, presi in prestito alla realtà più modesta e quotidiana, diventano simboli forti, capaci di incarnare il racconto sacro nel presente: un chiodo che piega la schiena sotto il peso di una Croce eterna, un drappo, una croce rossa di sangue che si riscatta nell’azzurro dell’incontro con la madre per finire con l’accendersi nel giallo abbagliante del sole del Risorto.
La Passione di Cristo avviene oggi, si ripete ogni giorno ma, suggerisce Franci, è un percorso che non finisce nel buio e nel silenzio del sepolcro ma sfocia nella luce della speranza perché, per citare con Franci Francesco Guccini, «Se Dio muore, è per tre giorni e poi risorge».
(10/04/2003)
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