Jazz, tributo a Chet Baker
con la Lara Jacovini e Fioravanti

Dopo il successo come solista dell’album d’esordio Everybody’s song, Lara Iacovini si ripresenta al pubblico con Riccardo Fioravanti in un nuovo progetto, In the mood of Chet. Ideato e realizzato a quattro mani, il lavoro è un omaggio a Chet Baker, trombettista statunitense tragicamente scomparso il 13 maggio 1988.

Dopo il successo come solista dell’album d’esordio Everybody’s song, Lara Iacovini si ripresenta al pubblico con Riccardo Fioravanti in un nuovo progetto, In the mood of Chet. Ideato e realizzato a quattro mani, il lavoro è un omaggio a Chet Baker, trombettista statunitense tragicamente scomparso il 13 maggio 1988.

Dopo una serie di anteprime e la presentazione ufficiale a Iseo Jazz Festival 2009, finalmente anche la città di Bergamo potrà ascoltare le splendide note di Chet Baker. Accanto a Lara Iacovini e Riccardo Fioravanti, il quintetto si compone di altri tre grandi musicisti del panorama italiano: Mario Rusca, raffinato pianista che con Baker ha suonato spesso, il fantasioso Giovanni Falzone alla tromba e Stefano Bagnoli, batterista di fama internazionale.

L'esibizione è in programma venerdì 29 gennaio, alle 21, al Jazz Club Bergamo di via Fara 21/a (www.jazzclubbergamo.com).

In un riuscito mix di originalità e mood bakeriano “In the Mood of CHET” propone i più famosi e affascinanti standard jazz in una insolita condotta a due voci: quella di Lara – in grado di evocare, sorprendentemente, il timbro “angelico” di Chet – e quella di Giovanni Falzone alla tromba. L’omonimo CD, uscito a settembre 2009, presenta una track list ricca e composita: un mosaico di pezzi da antologia, prodotti e quasi tutti arrangiati da Riccardo Fioravanti - da Over the rainbows e The autumn leaves a But not for me – e di inediti: lo strumentale Danza metropolitana di Giovanni Falzone, Joyfull season of life (Iacovini-Rusca) e I know (Iacovini-Fioravanti), ispirati alla gioia di una ritrovata felicità, grazie alla “persona giusta” (Joyfull), ma anche alla personale volontà di costruirsi una vita piena (I know).

«Rileggere il repertorio di Chet Baker – dice la cantante originaria d’Iseo – significava per noi incontrare e rapportarsi alle pietre miliari della storia del jazz, e rischiare forse di perdersi. Da dove iniziare, allora, se non da quella prima intuizione che ti fa sentire in perfetta sintonia con il mood di chi ascolti? Dapprima istintivamente, via via in modo sempre più razionale, il materiale sonoro è stato rielaborato ma in consonanza con il modello, con Chet, che ha saputo muoversi tra ritmi, melodie, stili diversi mantenendo intatta la propria indole: sfuggevole, ironicamente malinconica, ma vitale e sempre elegantemente padrona dello swing. Le scelte interpretative sono diventate a mano a mano più chiare e consapevoli, anche per quanto riguarda i brani originali, fino al raggiungimento di quello che a noi sembra essere un omaggio personale, ma rispettoso dello stile di Chet.»

Cresciuta in una famiglia di appassionati jazzisti, Lara Iacovini ha studiato canto lirico, pianoforte classico e ha seguito numerosi stage d’improvvisazione vocale con alcune tra le più famose cantanti del panorama italiano e internazionale. Il rapporto della Iacovini con la musica va letto alla luce di due distinte e al tempo stesso complementari dimensioni espressive: quella vocale e quella testuale. Ma la Lara cantante e la Lara autrice non si contraddicono, anzi, glossano all’unisono: «Prima o poi l’esigenza di scrivere la senti. All’inizio cantare pezzi di altri è rassicurante, poi col tempo impari a riconoscere, indirizzare e a dar forma alla tua ispirazione creativa. Sarà colpa della mia formazione [Lara è laureata in lettere, ndr], non saprei, ma il primo istinto è quello di impugnare la penna. Presto comunque mi cimenterò anche con la scrittura musicale.»

Più articolato ancora è il rapporto di Lara con il jazz, che ci spiega con piglio da letterata: «Se c’è una musica che ti porta a vivere al di là dalla realtà, a sperimentare da svegli la dimensione del sogno, questa è il jazz. È un po’ quello che Massimo Bontempelli cerca (e trova) nei suoi romanzi. Il suo “realismo magico” mi ispira continuamente e dà alla mia visione della musica quel tocco di surrealismo che spero al pubblico arrivi». La critica, Lara, l’ha amata subito, e per il suo ingresso in punta di piedi – dalla lirica – nel mondo del jazz, e per l’indubbia qualità della “grana” della sua voce, un po’ fitzgeraldiana, un po’ ammiccante alla Cassidy (alla quale Lara pure somiglia fisicamente), ma sempre personale e ricercata. Duttilità vocale e raffinatezza interpretativa, unite a un sicuro senso dello swing e a un’accattivante presenza scenica, sono tra le qualità che, peraltro, le sono valse l’apprezzamento di tutti gli “addetti ai lavori”.

Ma non solo. Il jazz della Iacovini non usa certo il linguaggio forbito di chi suona voltato di spalle, al contrario vuole essere decodificato e amato da tutti, compresi quelli che nei confronti del genere princeps dell’improvvisazione nutrono qualche perplessità. Lara Iacovini si presenta dunque così, parafrasando il titolo del suo primo album, come una everybody’s singer che sa affascinare e soddisfare proprio tutti – anche i più difficili – palati musicali.

Per ascoltare Lara Iacovini: http://www.myspace.com/laryjay

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