Sanremo, canzoni in tandem
ma anche tanta nostalgia

Il Festival di Sanremo si compiace dei risultati, e si guarda allo specchio del tempo. Maschera le rughe dei sessant'anni e, d'improvviso, si ritrova ringiovanito. Merito della Clerici che ha cucinato una minestra che ha il sapore di casa, della strana pax televisiva andata in onda nella prima volta del direttore di RaiUno Mauro Mazza, forse merito della musica, anche se non ne siamo del tutto convinti.

Comunque sia, alla terza puntata, Sanremo punta sullo slogan «quando la musica diventa leggenda», elude la tentazione revivalista, e spicca un volo nel vintage. Grazie dei fiori: Carmen Consoli e Nilla Pizzi, per ricordare con affetto l'Italia del dopoguerra. Elisa che attacca Luce un attimo prima e poi canta Endrigo e Canzone per te che vinse nell'anno difficile, il 1968. All'Ariston si ripassa la storia e va in scena la festa con i big italiani che hanno accettato di esserci.

Qui si viene per interesse mascherato d'amore. Non tutti però la mettono sul piano dei sentimenti. Bennato non ha mai amato la Riviera con le sue ritualità melodiche, ma è venuto con chitarra e armonica, e il suo stile rock'n'roll per rendere omaggio a Tenco, trasformando Ciao amore ciao in una suggestiva ballata elettrica. Altri hanno qualcosa da dire, da mostrare, accanto al generoso ricordo del Festival. Fiorella Mannoia canta nelle giuste corde E se domani di Fausto Ciliano, segue la sua versione di Estate dei Negramaro. Anche Miguel Bosè torna all'Ariston con un singolo nuovo e la canzone che regalò la vittoria alla Cinquetti ancora sedicenne. Bellezza estenuata, Miguel fatica ad entrare nelle corde di Non ho l'età, ma ha l'esperienza necessaria per scalare le classifiche con tutt'altro. Si viaggia nel tempo, dagli anni Cinquanta agli anni Sessanta, quando il Festival di Sanremo davvero rappresentava l'Italia e le canzoni partivano da qui per andare incontro al successo, anche internazionale. Modugno, Pino Donaggio, lo stesso Sergio Endrigo.

Il direttore musicale Marco Sabiu ha regalato a tutte le canzoni un'orchestrazione piuttosto classica, con l'idea di sottolineare lo spirito, la storia, l'emozione dei pezzi. Massimo Ranieri spinge avanti l'orologio e gonfia i muscoli a Io che non vivo (senza te); poi fa cantare a tutto l'Ariston Perdere l'amore. Canzoni così, le manda alle stelle con le mani in tasca, senza esagerare, con la forza della sua straordinaria naturalezza. Ma nel gioco favorito dei ricordi è bello ed emozionante l'abbraccio tra Nilla, vera regina della canzone italiana d'antan, e Carmen Consoli, la «cantantessa».

Mandaci una cartolina, la voce calda «interiore» di Carmen, quel soffio particolare che abbraccia Grazie dei fiori e l'emozione autentica di Nilla Pizzi, emozionata come fosse la prima volta quando intona Vola colomba.
Riccardo Cocciante con i ragazzi di Notre Dame De Paris trasforma Nel blu dipinto di blu in un frammento del suo musical di successo incrociandolo con Giulietta e Romeo; mentre Renga, campione del bel canto leggero, dice la sua con Angelo che vinse e siglò il debutto di Bonolis all'Ariston. Francesco si è dedicato al songbook italiano, ha deciso di «raccontarlo» anche all'estero e ha inciso nel suo disco orchestrale anche la La voce del silenzio che canta qui spingendo la voce sin dove vuole.

Nella serata dei recuperi dei cinque eliminati si viaggia in tandem, con gli ospiti. Belen magliarda e intonata a far da spalla a Cutugno e alla canzone pià sanremese del Festival; Pupo, il principe e il tenore, con le Divas che poco aggiungono al trash del progetto. Scanu duetta con Alessandra Amoroso, senza perdere fiato, per richiamare al televoto le truppe cammellate di «Amici»; i due fratelli Sonohra con Dodi Battaglia chiamato a fare il miracolo. Dalle parti del dialetto Nino D'Angelo e Maria Nazionale (bravissima) dialogano con il folklorista Ambrogio Sparagna e tante voci e lingue diverse si confondono nell'unico progetto culturale che abita questo festival aperto al dialetto, ma non troppo. Fanalino di coda altri cinque ragazzi, compreso Romeus portato in riviera da Corrado Rustici e Caterina Caselli. Comunque vadano le cose ne sentiremo parlare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA