Creberg, show di attori e pupazzi
Ecco gli antieroi di «Avenue Q»

Arrivano gli antieroi di Avenue Q, in fondo gente tanto normale quanto bizzarra, tutti amici e vicini di casa di una periferia che è un piccolo borgo multietnico, una sorta di specchio delle nostre micro-realtà di oggi, «lontana dal centro laccato e turistico di qualsiasi città», dice Stefano Genovese, il regista della versione italiana dello spettacolo «cult», in scena al Creberg Teatro sabato 27 e domenica 28.

E' un grande successo targato Broadway (ha vinto vari premi tra cui 3 Tony Awards: miglior musical, miglior soggetto originale e migliori musiche originali) creato da Robert Lopez e Jeff Marx, che si sono basati su un libro di Jeff Whitty. È un intreccio di storie ordinarie, giocate su una serie di temi comuni in tutto il mondo e trattati con ironia «e anche sarcasmo, che stravolge le regole di quel dannato e ipocrita "politically correct" che tanto ci ha oppresso in questi ultimi 20 anni», prosegue Genovese (per anni aiuto regista di Brachetti, ha affiancato fin dagli inizi lo studio e l'avvicinamento al musical theatre anglosassone).

Avenue Q è un fenomeno che si è propagato sia attraverso i tradizionali canali dello spettacolo sia attraverso il web. Solo su You Tube, oltre 10 milioni di visualizzazioni. In scena, attori e pupazzi, animati dagli stessi attori, che sono in realtà l'alter ego degli stessi personaggi di pezza. Liberamente ispirato alla serie americana televisiva, Sesame Street, ha tra i protagonisti Princeton, pupazzo ocra dai grandi occhi e dal sorriso aperto (animato da Gabriele Foschi), sempre un po' smarrito (non ha ancora trovato il senso della sua vita): è neolaureato in storia dei grammofoni; Brian, un cabarettista che non fa ridere (Salvatore Barbagallo), fidanzato con una bella ragazza, sorride alla vita anche se la vita non sorride a lui; Kate, pupazza, pelosa, maestra elementare romanticissima: è alla ricerca di un amore straspeciale.

Kate (Elena Nieri) ha una rivale: la prosperosa e burrosa cantante Lucy (la stessa Nieri), appena rientrata da un fantastico tour internazionale. Poi c'è Christmas Eve (Elisa Santarossa), psicologa di origine asiatica, emigrata in Occidente alla ricerca di fortuna; Gary, afro-americano, un tempo bambino prodigio straricco e famoso, vive facendo il portinaio; Nicky, pupazzo verde: è un puro, crede molto nell'amicizia ma ha il vizio di non lavorare; Rod, di professione broker, legge biografie della Carrà, conosce tutte le canzoni di Mina... Anche attori senza l'alter ego del pupazzo. Ognuno ha la propria esistenza, i propri problemi, ambizioni, dubbi, e i propri ostacoli da superare.

«Il candore di un pupazzo permette al personaggio di esternare pensieri, di commentare il mondo, di ricercare delle semplici verità in tutta libertà – spiega il regista, che ha adattato il testo per il pubblico di casa nostra –. Lo spettacolo porta alla ribalta alcuni temi critici della società di oggi: la disoccupazione, il razzismo, la pornografia su Internet, insomma la perenne difficoltà. Viene fuori il fatto per esempio che in fondo in fondo tutti siamo un poco razzisti e basterebbe cominciare ad ammetterlo, e che tutti godiamo un po' delle piccole disgrazie altrui». Con canzoni orecchiabili e divertenti, e band dal vivo. Tra il mondo del cartone animato televisivo dei bambini e la vita degli adulti piena di ironia. Mariella Radaelli

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