La voce magnetica di Lanegan
dagli Usa ai Magazzini Generali

Tenebroso, malinconico, chi dice introverso. Indiscutibilmente magnetico. Con quella voce baritonale e cavernosa che scava nell'anima come pochi hanno saputo fare (Tim Buckley o Nick Drake, per citare due re senza corona). Con quella voce che pretende di brindare anche con lo Spirito Santo, come titola il suo disco più celebrato, “Wiskey for The Holy Ghost” del 1993.

Ascoltare Mark Lanegan non può essere mai sottofondo, non può lasciare indifferenti la sua poetica intimista, desolata, cupa, mai allegra, ai confini del sogno e senza confini del tutto quando, come in “Sunrise”, «farò abbassare un aeroplano con la mia mano/ e prenderò il primo volo disponibile». Chissà che nuove storie ci canterà giovedì 13 maggio ai Magazzini Generali di Milano, dove farà tappa il suo Solo Acoustic Tour, già tutto esaurito (inutile cercare i biglietti) e che il giorno seguente toccherà Roma, al Circolo degli artisti.

Più rocker prima, più songwriter oggi, il cantante americano venuto da Ellensburg, Washington, presenterà brani dell'album che verrà. E se veramente, come si vocifera, si avvicinerà al meraviglioso “Field Songs” del 2001, rasenterà il capolavoro. La sua voce e la sua chitarra ci restituiranno anche il repertorio. Inevitabile. Non gli ormai disciolti Screaming Trees, alla testa dei quali il ragazzo del '64 si affermò nella sua prima vita musicale, quella underground del rock alternativo, una miscela di college punk e neopsichedelia, quella del grunge di Seattle, in compagnia di nomi altisonanti come Soundgarden, Pearl Jam e Nirvana (con Kurt Cobain e Chris Novoselic ipotizzò, senza esito, un Ep improntato al blues).

Difficilmente i Queens of The Stone Age, band con cui ha diviso il lavoro migliore, “Song for The Deaf ” (2002), heavy-punk-blues-psichedelico. Ma ormai, nell'era della contaminazione, definire i generi sa un po' di accademia e diventa persino una pretesa classificare le emozioni. Forse sentiremo qualche brano pescato tra le innumerevoli collaborazioni di questo eclettico artista, oggi figura di culto: i Gutter Twins (in coppia con Greg Dulli, uscito dagli Afghan Whigs)? Isobel Campbell (ex voce femminile degli scozzesi Belle & Sebastian)? Sarebbe complicato riproporre i più elettronici Soulsavers, essendo il concerto acustico, ma che peccato non godere di scampoli del recente, bellissimo, “Broken” (2009).

Sarà comunque una festa accontentarsi del personalissimo canzoniere di Lanegan, che da “The Winding Sheet” (1990) a “Bubblegum” (2004) – passando anche per “Scraps At Midnight” (1998, registrato al Rancho de La Luna, nel deserto della California, per cercare una sorta di redenzione dopo essersi disintossicato da droga e alcol) e le cover folk di “I'll Take Care of You” (1999, con perle di Tim Hardin, Buck Owens e Fred Neil) – ha scritto pagine preziose di musica in un tempo che per ragioni matematiche fatica sempre più a regalarci originalità, a partorire nuove combinazioni, a sfuggire al già inventato e anche al già riscaldato.

A proposito siamo curiosi di scoprire se, prima di lui, aprirà degnamente la serata ai Magazzini Generali il londinese Duke Garwood, ospite di supporto, annunciato come un bluesman in realtà inetichettabile e imprevedibile. Speriamo, abbiamo ancora tanta voglia di stupirci. La musica è passione che non si placa mai.

Orario
Il concerto di giovedì 13 maggio dell'americano Mark Lanegan, introdotto dall'inglese Duke Garwood, ai Magazzini Generali di Milano (via Pietrasanta 14), inizia alle 21. Porte aperte alle 19,30. Biglietti già esauriti. Organizza Indipendente Eventi e Promozioni. 

Andrea Benigni

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