Dalla California i Doobie Brothers
All'Alcatraz per la prima italiana

«Quelli che una volta erano vizi sono diventati abitudine». Il lungo titolo dell'album che pubblicarono nel 1974 era uno specchio dei tempi che ancora oggi nessuno ha rotto. Fortunatamente non hanno perso il vizio di suonare e la bella abitudine di andare in tournée: la dimensione dal vivo li esalta, per la gioia dei fan che non li hanno mai abbandonati.

Finalmente arrivano in Italia per la prima volta i Doobie Brothers. Era ora. Abbiamo aspettato 39 anni ma l'impegno che hanno messo nel nuovo album uscito quest'anno – «World gone crazy», con ospiti illustri come Willie Nelson e Bill Payne dei Little Feat – suggerisce che valga la pena andare a trovarli giovedì 14 ottobre all'Alcatraz di Milano.

La band californiana di San Francisco – che, prima di allargare le sue conquiste al pubblico della West Coast e poi del pop, agli esordi catturava il tifo degli hippies, dei bikers e degli Hell's Angels della Bay Area - tra i suoi marchi di fabbrica conserva due batteristi nel motore (oggi Ed Toth e Tony Pia) e le chitarre all'unisono dei fondatori Pat Simmons e Tom Johnston. Fu quest'ultimo a firmare quel successo immortale che si chiama «Long train running» (1973) e li proiettò nelle top ten, facendo ballare per anni generazioni di ragazzi alle feste e in discoteca, a tutte le latitudini.

Ballare? Ma allora che musica è quella dei Doobies, come li chiamano gli americani? Nella biografia ufficialmente riconosciuta dal gruppo è la «Doobie Brothers music». A loro sta bene così «perché non ci siamo mai posti dei limiti stilistici dati da un genere, ma ci siamo potuti sbizzarrire». Rock, blues, funky, soul, country, bluegrass, rhythm and blues (l'ingrediente più afrodisiaco per le orecchie), jazz (strizzando l'occhio agli amati Steely Dan), pop. E, tranne i batteristi, cantano tutti.

Un impasto sonoro che col trascorrere del tempo si è arricchito di calorie e dai primi successi datati 1972 di «Listen to the music» e della trascinante «Jesus is just alright» (promossa anche dai mitici Byrds, che la inserirono nel proprio repertorio) li ha spinti nel 1975 in testa alla classifica Billboard Hot 100 con «Black water» (il finale a cappella cantato a più voci è una festa) e nel 1978 al comando della graduatoria dei dischi più venduti con «Minute by minute», premiato con il Grammy come lp dell'anno.

Era ormai l'era di Michael McDonald, cantante e tastierista venuto dal Missouri, il terzo leader che portò i Doobies al culmine della popolarità e degli apprezzamenti della critica. Ma nella formazione attuale non compare, anche se nell'ultimo album ha comunque fatto la sua parte (a Milano la band sarà completata da un altro membro storico come il chitarrista John McFee, dal tastierista Guy Allison, dal bassista John Cowan e dal sassofonista Marc Russo).

Più di cinquanta milioni di dischi venduti, Grammy, dischi d'oro e di platino, 16 canzoni tra le top 40. Sono alcune delle voci riportate sulla patente artistica di Johnston e compagni. Ma l'America che visse il dramma del Vietnam più che badare ai numeri si aggrappava alla loro voglia di leggerezza (incarnata da «Listen to the music») per consolarsi della fine di quel sogno ingenuo e romantico che il governo di Richard Nixon stava spazzando via. Johnston ormai ammette che non è possibile pensare di cambiare il mondo con la musica ma rassicura il pubblico: «Oggi suoniamo ancora meglio. Sì, siamo vivi e siamo tornati». Doobies are just alright? Giovedì 14 ottobre ve lo diciamo…

Orario e biglietti
Il concerto che i Doobies Brothers tengono giovedì 14 ottobre all'Alcatraz di Milano (in via Valtellina 25) inizia alle 21. Il biglietto (posto unico) costa 35 euro più diritti di prevendita (circuito TicketOne). Organizza D'Alessandro e Galli. Info: 0584-46477, www.dalessandroegalli.com.

In diretta a «Radio2 live»
Il concerto sarà trasmesso in diretta da «Radio2 Live», programma radiofonico del secondo canale Rai: in studio Gerardo Panno e Rupert.
Andrea Benigni

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