«Ragazzi, si deve perdonare»
Ecco la lezione di Gaetano Giordano

Questa volta la memoria la si è fatta a scuola. Giovedì 4 l'auditorium della scuola media di Almè si è riempito di tredicenni che la mafia la sentono solo alla tv ma che giovedì l'hanno vista in faccia.

Questa volta la memoria la si è fatta a scuola. Giovedì 4 l'auditorium della scuola media di Almè si è riempito di tredicenni vocianti che hanno preso posto a sedere forse poco consapevoli di quello che li avrebbe attesi. Giovani studenti che la mafia la sentono solo alla televisione o la leggono sui libri, ma che giovedì l'hanno vista in faccia, hanno capito il male che fa.

È bastato che Michele Giordano, fratello di Gaetano ucciso dalla mafia 18 anni fa per aver detto no al pizzo, iniziasse a raccontare che nell'auditorium è calato un silenzio irreale. Occhi piantati negli occhi, i ragazzi hanno ascoltato silenziosi le parole di chi la mafia l'ha vista in faccia, di chi sa cosa è capace di fare. Mentre su un grande schermo passavano vecchie foto, ritratti di famiglia, sorrisi ancora inconsapevoli, Michele Giordano parlava di dolore, di coraggio di forza per combattere e non arrendersi mai alla prepotenza.

«Mio fratello era diventato un bravissimo commerciante all'inizio non ha avuto richieste di pizzo ma la cosa è degenerata negli anni '80 quando la malavita trafficava in droga e armi e veniva arrestata. E' per potersi pagare gli avvocati ed uscire di galera che hanno iniziato a chiedere il pizzo. Lui ha detto no. Prima sono arrivate le minacce, poi un negozio incendiato e poi l'hanno punito con la morte per aver alzato troppo la testa».

Michele Giordano smette di raccontare, gli si blocca la voce per l'emozione e dai ragazzi parte un forte applauso di incoraggiamento. Vogliono sapere, vogliono capire. «Si deve perdonare ragazzi». Una bella lezione d'amore che non ha lasciato indifferenti questi giovani tredicenni.

Francesca Masseroli

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