Giovanni Rana, ciak a Mozzo
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Mozzo piace agli svizzeri. I suoi colli, le sue ville, le sue strade sono state scelte per girare uno spot in onda sulla televisione elevetica. Anche se il soggetto da pubblicizzare, nel mercato della confederazione, è un prodotto tutto italiano come i ravioli di Giovanni Rana, un'eccellenza dell'imprenditoria alimentare del Bel Paese. E proprio lui, il patron del pastificio veronese, è il protagonista del promo gastronomico nel borghetto di Mozzo.

Ci ha passato una mattinata tra pose, ciak, primi piani e ampie panoramiche. A buttare un occhio alle riprese è arrivato anche il sindaco, Silvio Peroni, che con i ravioli di Rana ha rimpinzato le casse comunali di 500 euro per “utilizzo di suolo pubblico”. Una fanfaluca pecuniaria per un'amministrazione con un tesoretto “blindato” dal patto di stabilità di un milione di euro. “Ma fanno sempre comodo in tempi di crisi” – dice il primo cittadino leghista. Peroni non figura tra le comparse dello spot.

E' stato però ad osservare divertito l'insolita troupe che catturava gli sfondi caratteristici del suo paese per proiettarli via etere nel calderone mediatico d'oltralpe. La scena è di un neorealismo full color. Un camioncino ospita sul retro scoperto una cucina e un tavolo apparecchiato. Ai fornelli c'è Giovanni Rana. Alla guida un giovane che canta quant'è buona la pasta sulle note di un successo di Toto Cutugno: "L'italiano". Al posto di “lasciatemi cantare con la chitarra in mano” si canticchia “lasciatemi mangiare con la forchetta in mano”.

Il mezzo sale in collina quando è raggiunto da una Cinquecento decappottabile, targata Bg, con una coppia di sposini ancora in abito da cerimonia. Giovanni Rana li invita a pranzo. Loro accettano e si mettono a tavola per gustare un piatto di ravioli con salvia, burro versato e formaggio. Per il regista, Zoran Bihmac, Mozzo esprimeva l'italianità che cercava.

“Non conoscevo il posto – precisa - Ma siccome la sceneggiatura del "carosello" raccontava del viaggio di Rana da Verona a Ginevra, passando per il passo del San Gottardo, il paese di Mozzo era sulla strada. Così abbiamo valutato che potesse andare bene per la scena degli sposini è abbiamo puntato l'obiettivo. In pratica i luoghi e le persone scelte rappresentano l'immaginario collettivo che gli svizzeri hanno dell'Italia. Forse può essere un clichè ma il risultato è ottimo”.

Bruno Silini

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