Un minuto con Dante
La corda e Gerione

Dopo le feste di Capodanno «Un minuto con Dante» riprende con una nuova webcam del prof. Enzo Noris. Dopo il colloquio con i tre sodomiti fiorentini, Dante e Virgilio giungono all'orlo del baratro dove il Flegetonte si getta nella ripa scoscesa. 

LA CORDA E GERIONE

IF XVI, vv. 118 ss.


Ahi quanto cauti li uomini esser dienno
presso a color che non veggion pur l'ovra,
ma per entro i pensier miran col senno!

El disse a me: «Tosto verrà di sovra
ciò ch'io attendo e che il tuo pensier sogna:
tosto convien ch'al tuo viso si scovra».

Sempre a quel ver c'ha faccia di menzogna
de' l'uom chiuder le labbra fin ch'el puote,
però che sanza colpa fa vergogna;

ma qui tacer nol posso; e per le note
di questa comedìa, lettor, ti giuro,
s'elle non sien di lunga grazia vòte,

ch'i' vidi per quell'aere grosso e scuro
venir notando una figura in suso,
maravigliosa ad ogne cor sicuro,

sì come torna colui che va giuso
talora a solver l'àncora ch'aggrappa
o scoglio o altro che nel mare è chiuso,

che 'n sù si stende, e da piè si rattrappa.


Dopo il colloquio con i tre sodomiti fiorentini, Dante e Virgilio giungono all'orlo del baratro dove il Flegetonte si getta nella ripa scoscesa. Virgilio chiede a Dante di sciogliersi dai fianchi la corda che portava allacciata e, tenendola per un'estremità, la lancia nel vuoto attendendo che accada qualcosa o che arrivi qualcuno. Costui sarà il mostro Gerione, simbolo della frode.

A questo punto Dante inserisce un'affermazione interessante: come devono essere cauti gli uomini che hanno accanto chi li sa giudicare non solo dalle loro opere ma che addirittura sanno leggere nei loro pensieri. Dante si riferisce ovviamente a Virgilio, il maestro, che previene i dubbi e le esitazioni del discepolo, che sa decifrare le sue ansie e che anticipa nelle sue richieste.

L'altra sentenza invece suona come un monito: occorre astenersi dal pronunciare verità che hanno l'apparenza di menzogna perché in questi casi si rischia di non essere creduti o peggio di essere ingiustamente accusati di dire il falso.

Queste due sentenze servono a preparare il lettore all'arrivo di Gerione, il mostro volante a guardia delle Malebolge, descritto con la faccia di uomo onesto all'apparenza ma in realtà come l'emblema stesso della frode e della menzogna. Si crea così un vero e proprio effetto di attesa, resa ancora più efficace dall'ultima similitudine del canto: per descrivere Gerione che sale dall'abisso Dante ricorre all'immagine di un marinaio che, tuffatosi per disincagliare l'ancora, risale dal fondo aiutandosi con i movimenti delle braccia e delle gambe. Per affrontare la frode occorre temperanza, umiltà (v. la corda cinta intorno ai fianchi) e rispetto per la verità.

Enzo Noris

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